cultura_okVolendo utilizzare un’espressione mutuata dal mondo del calcio (argomento nostrano che accomuna tutti), Baricco è entrato a gamba tesa, e in modo scomposto, in un’area del campo di gioco che non corrisponde al suo ruolo. Se alcune delle tesi esposte (in un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica, ndr) possono essere condivisibili (investire sulla qualità dei programmi della scuola e della televisione, per fare cultura e utilizzare al meglio il denaro pubblico ad essa destinato), dispiacciono il modo con cui vengono argomentate e l’apodittica affermazione dell’opportunità di stornare quei soldi sugli altri settori.
Da oltre vent’anni in Italia si dibatte e si elabora in contesti accademici, associativi e professionali della necessità di rivedere e migliorare i criteri di allocazione delle risorse pubbliche per la cultura e sono ormai operativi gli osservatori regionali dello spettacolo di alcune regioni e da anni quello nazionale presso il Mibac. Ci auguriamo che Repubblica colga l’occasione per promuovere su questo argomento un serio e documentato dibattito/forum, invitando i massimi esperti ad illustrare ai lettori le molte facce della questione. Non di sterili contrapposizioni abbiamo bisogno (o di lotte tra poveri), ma di un serio e costruttivo confronto tra chi da anni osserva e studia questi fenomeni e chi ne ha la responsabilità politica, il più delle volte con nessuna competenza di merito. Disponiamo di dati quantitativi e di analisi qualitative che ci permettono di comprendere le dinamiche dell’offerta e della domanda di cultura nel nostro Paese e se Baricco avesse utilizzato l’intelligenza che gli è propria nel considerare il molto e specializzato lavoro altrui su questi argomenti avrebbe potuto impiegare nome e fama per rendere un miglior servigio alla cultura stessa.

Emilio Cabasino è ricercatore presso l’Ufficio Studi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali