Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Il mondo del design ha allargato a tal punto i suoi ambiti o territori di intervento e ampliato le sue metodologie da costituire un campo complesso, trasversale e di confine, che presenta un insieme molto vasto di oggetti, di tradizioni disciplinari eterogenee, di progettazione creativa e di ricerche di laboratorio altamente specialistiche.
Definire quale sarà il futuro del mondo del design vuole dire allora interrogarsi sul suo essere protagonista delle trasformazioni in atto nelle società complesse, le cosiddette società della comunicazione, dell’interazione tra globale e locale, in quanto di queste trasformazioni è progetto, programma d’azione e messa in forma.
Si è passati dal mondo delle necessità a quello dei desiderio: gli oggetti che ci circonderanno dovranno saper parlare alla nostra razionalità ma ancor più al nostro cuore.
I valori comunicativi saranno quindi essenziali e, di conseguenza ogni forma di comunicazione andrà relazionata al contesto cui è destinata.
Nel corso degli ultimi anni si è assistito anche ad un graduale processo di democratizzazione del design che ha saputo superare i confini ristretti delle nicchie del lusso per diventare protagonista anche nei mercati di massa. La dimensione esclusivamente autoriale del design nella sua accezione tradizionale lascia posto ad un designer che dialoga con i consumatori e con i diversi attori impegnati nell’innovazione di prodotto – progettisti, ingegneri, uomini del marketing – al fine di sintetizzare creativamente la conoscenza in nuove forme e progetti, Nello stesso tempo la separazione spaziale fra processi di ideazione e processi manifatturieri (ora situati in aree geografiche con una minore sensibilità e cultura di prodotto) richiede il passaggio ad un design più esplicito, caratterizzato da una maggiore grado di formalizzazione . Gli oggetti offrono un sostegno al consumatore in questa ricerca della propria identità, e cambiano la propria funzione comunicativa: non servono più a dissimulare appartenenze di classe e aspirazioni di status, ma servono ad esplicitare un’identità personale, risultato della riflessione dell’individuo su se stesso e sulle sue aspirazioni, le sue passioni, i suoi valori. L’approccio italiano al tema dell’innovazione, l’uso espressivo dei nuovi materiali e la costante invenzione di applicazioni inattese delle nuove tecnologie di produzione, rappresenta un modello di riferimento, non solamente culturale, unico nel suo genere, al quale guardano oggi tante differenti realtà industriali e di progetto su scala internazionale.
In rapporto a questo discorso occorre riflettere che le grandi sfide si vincono oggi sui nuovi mercati dove il prodotto italiano non è ancora efficacemente distribuito e dove, per motivi culturali, economici e di carattere sociale, non è possibile affrontare la sfida in modo non strutturato.
Se la forza del design italiano è infatti la sua flessibilità e la sua dinamicità innovativa, la sua debolezza è, generalmente, legata alla frammentazione dell’offerta ed alla dimensione troppo esigua delle diverse realtà produttive.
Questa sfida sui mercati esteri la si vince attraverso una politica integrata ed in questo senso un ruolo fondamentale è quello che il Consiglio Nazionale del Design, con il Ministero dei Beni Culturali può giocare tramite la promozione del design italiano nel nostro territorio e il consolidamento dei rapporti con l’estero.
Arturo Dell’Acqua Bellavitis è vicepresidente della Fondazione Triennale di Milano e Direttore del Dipartimento INDACO, Politecnico di Milano.