Firenze sembra voler approdare al 2010 mossa da un vento nuovo. Il documento strategico “provvisorio” emanato dall’amministrazione pubblica nei giorni recenti vuole mettere a fuoco le principali direttrici di una politica di ripensamento del ruolo della città e del suo riposizionamento nello scenario internazionale.
La strada intrapresa appare promettente: guardare all’arte come alla scienza, al design come alla moda, alle nuove tendenze socio-culturali ed alle classi creative, appare in più occasioni l’ingrediente necessario per il successo di politiche pubbliche che hanno come obiettivo il ridisegno del tessuto urbano, e di conseguenza della vita contemporanea. Il ruolo delle politiche locali ha assunto negli ultimi anni una importanza dirimente e le scelte vincenti si sono dimostrate quelle nelle quali si è riuscito a fare sistema tra operatori pubblici e privati, associazioni di cittadini, luoghi più o meno informali di aggregazione. Rivedere complessivamente le relazioni finanziarie e regolamentari è pertanto un passo necessario per attivare tutte quelle parti di società che attualmente sembrano essere dimenticate. Le affermazioni che mettono l’Italia in cima ad una fantomatica classifica di “possessori” di beni culturali danno un’immagine del nostro paese simile a quella di un castello incantato pieno di cose meravigliose. Al contrario, considerare il patrimonio culturale come un dominio in cui tutte le comunità del mondo possono esprimere la propria autenticità, senza visioni assolutistiche, porta con sé la naturale conseguenza che le cose funzionano meglio dove il tessuto sociale è competitivo e riesce ad esprimere meglio le esigenze del vivere contemporaneo. Una città che vive non può permettersi di non cambiare.

 

Giulio Stumpo è economista della cultura