Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Il castello di Rivoli ha saputo guadagnarsi una credibilità che, nel campo dell’arte contemporanea, non ha rivali in Italia, complice il fatto di essere nato su un territorio segnato da artisti importanti e con la costante e complice attenzione di alcuni di essi. E’ un aspetto, questo dell’humus gettato dagli artisti nel corso dei decenni, che viene sottovalutato e che invece ha fatto la fortuna del museo per almeno un 50%.
Il suo essere difficile da raggiungere, però, è un peccato originale che, sebbene contrastato dalla bellezza del sito e dall’ampiezza di strutture di accoglienza create dalle direzioni succedutesi (ristorante, auditorium, caffetteria, aula didattica eccetera) potrebbe facilmente rigettarlo nell’incubo di un numero di visitatori troppo basso perché continui a essere vitale. E’ importante quindi che ci sia un direttore attivo, presente, capace, sempre in situ. Non un “visiting director” ma una persona che decida di stabilirsi a Torino per almeno tre giorni a settimana, se non addirittura sempre. E’ evidente che anche per ottenere finanziamenti e mantenere il board degli amici (che a Rivoli, caso raro in Italia, non solo esiste ma funziona) è necessario un grande impegno oltre che un gran progetto culturale. Né quest’ultimo va sottovalutato, perché dal tempo in cui nacque il museo le strategie curatoriali sono molto cambiate e il networking internazionale è diventato non una possibilità, ma un obbligo.
Ciò detto, il fatto che esista un concorso non è né un bene né un male. Contano infatti i parametri di decisione, cioè gli obiettivi che vengono richiesti al direttore entrante. E’ un’opportunità senza pari per il paese. Se verrà colta nel modo migliore sarà una vantaggio per tutti.
Angela Vettes è critica d’arte