salvadanaio donazioniA fronte di una situazione sempre più critica per il settore culturale che assiste praticamente immobile alla costante diminuzione delle risorse pubbliche stanziate per la cultura- basti pensare che negli anni tra il 2003 ed il 2009 gli stanziamenti iniziali del Ministero hanno registrato un drastico ridimensionamento del 18,7% in termini monetari e del 20,6% in termini reali-, scarsa vitalità si registra anche in tema di risorse private per il supporto della cultura. 
I motivi dello scarso ricorso alle donazioni, escluse quelle provenienti dalle imprese, è da rinvenire nell’ordinamento italiano che fiscalmente non agevola le donazioni degli individui, ed anche in una quasi totale mancanza di politiche di fund-raising approntate dalle istituzioni culturali. Queste sono invece prassi consolidata da parte dei musei anglosassoni. Fatte le debite differenze tra sistemi totalmente diversi, un fatto è evidente, i musei anglosassoni si sono abituati nel tempo a colloquiare con i loro pubblici, a ricercarne la collaborazione, e a rafforzare il legame tra comunità ed istituzione museale.
Recenti ricerche mostrano che i criteri sui quali si basa il loro agire coincidono con le esigenze dei potenziali donatori al di qua come al di là dell’Oceano e sono improntati a trasparenza, identità e reputazione.
Il sistema degli incentivi fiscali attualmente focalizzato solo sulle imprese appare insufficiente e scarsamente in grado di far leva sulle potenzialità di donazione da parte dei singoli. Affinché si stimolino invece le potenzialità di donazione, allargando dunque le leve di finanziamento alle istituzioni culturali, non guasterebbe l’introduzione di nuovi incentivi che facciano leva anche sulla reputazione, ripensando anche il sistema degli incentivi fiscali, e favorendo la trasparenza dei processi di spesa. Ma il cambiamento vero, “culturale”, da introdurre ha a che vedere con l’introduzione di sistemi che agevolino, anche solo parzialmente, una maggiore autonomia decisionale dei musei.

 

Giulia Agusto è capo redattore di Tafter Journal