Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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La recente indagine della regione Toscana mette in evidenza come i giovani esprimano un potenziale interesse per i musei ma nello stesso tempo manifestino un ampio e articolato ventaglio di preferenze di fruizione culturale che comprende il museo tra le possibili opzioni. Di per se questa non sarebbe una notizia: molte indagini dello stesso tipo ci informano che la percezione del museo è spesso ancorata, non solo tra i giovani, ad una dimensione elitaria e la loro fruizione legata a comportamenti rituali. Le indicazioni che emergono da indagini come questa inducono a riflettere non tanto sulla percezione che determinate categorie di persone hanno dell’istituzione museo, quanto sulla capacità dei musei di interpretare i bisogni di queste categorie di persone. A partire dagli orari di apertura, spesso ostili a chi lavora o studia e pensati principalmente per i turisti, la percezione che la società ha dei musei dipende forse dai musei stessi. Le attività che vi possono essere effettuate, a partire dai dj set che stanno diventando una moda dei musei più all’avanguardia, dovrebbero essere un incentivo senza però dimenticare la necessità di servizi culturali necessari per la fruizione del museo da parte di tutte le categorie di persone. In una società sempre più multi-tasking non stupisce che ci si aspetti un ampia offerta di servizi culturali da una istituzione museale, appare invece curioso che non ci si aspetti un arricchimento del proprio bagaglio di esperienze. Ciò mi induce a pensare che è la stessa missione culturale del museo a dover essere messa in discussione ed è compito di ciascuno di noi capire quale ruolo deve avere la cultura nella società contemporanea, quali strumenti utilizzare per rendere il linguaggio dei musei più vicino ai bisogni di tutti e come i musei possono aiutare a raccontare ed interpretare le società complesse come la nostra.
Giulio Stumpo è economista della cultura