terzosettore“Partecipazione e pianificazione sociale”, “organizzazione a rete”, “autonomia”, “assunzione di responsabilità e trasparenza”, questi gli assi portanti di una nuova stagione di riforme per e del volontariato italiano. Parole d’ordine tanto importanti quanto ormai “consumate” nel dibattito sia politico sia accademico su ruolo, funzioni e organizzazione di quello che è il comparto più antico del nostro Terzo settore. Per chi da tempo segue le vicissitudini del fenomeno del volontariato italiano, gli obiettivi riformatori scaturiti dall’assemblea del volontariato di Roma dello scorso 4-5 dicembre non suonano certo come nuovi. Erano, ad esempio, già presenti nei tavoli di lavoro che costituirono la III Conferenza nazionale del Volontariato (Foligno, 11-13 dicembre 1998) poi confluiti con la legge 328/2000 nel disegno riformatore intervenuto a promuovere un “sistema integrato di servizi e interventi sociali”, puntando alla co-responsabilizzazione del volontariato e del terzo settore nei processi di decisione e programmazione sociale del territorio.
Va detto, poi, che di fatto tutto ciò è rimasto nel vocabolario di molti, ma nel prassi di ancora di poche organizzazioni di volontariato. E’ dunque giusta una loro riproposizione oggi ma non (o non solo) sul piano normativo.
Indubbiamente, la riorganizzazione del welfare italiano pone oggi al volontariato italiano cambiamenti radicali del proprio modo di operare. Per questo, però, più che riforme legislative, necessitano interventi mirati, sia formativi sia consulenziali, che tocchino direttamente comportamenti e orientamenti cognitivi dei singoli, fornendo competenze e visione organizzativa coerenti con la tipologia e l’intensità dei processi d’innovazione che si intende mettere in atto, affiancando ai contenuti di natura tecnica lo sviluppo delle capacità comportamentali, relazionali e direzionali degli individui.
Era questo in fondo, il compito (assai complesso) attribuito ai Centri di servizio del Volontariato. Giusta quindi la richiesta del sistema delle Fondazioni di origine bancaria nel “conoscere meglio cosa è stato fatto”. Una domanda ed esigenza di trasparenza che facciamo anche nostra come studiosi, come operatori del terzo settore e, soprattutto, come cittadini.

 

Alessandro Hinna è ricercatore, da oltre un decennio svolge attività di studio e formazione nel terzo settore