campagna_CenacoloSe non lo visiti lo portiamo via. Di grande impatto, la campagna varata dalla Direzione per la Valorizzazione del nostro Ministero per i Beni e le Attività Culturali mette a fuoco uno dei problemi di fondo del nostro patrimonio culturale: pochi sanno che esiste, pochissimi lo visitano e lo frequentano. Appare del tutto corretto che la nuova Direzione si occupi di fruizione, e che lo faccia in modo diretto e semplice. Appare quanto meno controverso, però, che la valorizzazione finisca per portare sulle spalle problemi e questioni che attendono da anni una soluzione radicale, e che al contrario soffrono di una stagnazione istituzionale della quale non è dato vedere uno sbocco. In sintesi, ammettiamo che masse di visitatori ascoltino il messaggio di Mario Resca e decidano di visitare le bellezze culturali italiane (musei, siti archeologici, teatri, città d’arte). Troverebbero comunque una bizzarra ripartizione di compiti tra pubblico e privato, scoprirebbero che il prezzo del biglietto non viene incassato dal museo visitato, si accorgerebbero che i teatri maggiormente sostenuti dallo Stato sono quelli con più dipendenti, e così via lungo la via crucis della totale stasi organizzativa e gestionale. Il Ministero fa parte di un governo che ha davanti, se vuole, altri tre anni abbondanti garantiti da una maggioranza forte e ampia; e che, per converso, ha ben pochi soldi da spendere in una situazione in cui le emergenze si moltiplicano anziché attenuarsi. L’unica vera chance di governo (se vogliamo dare un significato alle parole) è quella della riforma del sistema culturale, magari con alcune elementari linee-guida: semplificazione, logica, incentivi, capacità, sinergie. A dirlo non sembra un’utopia. Formalmente tutti se ne dichiarano convinti. Ma serpeggia un’opposizione interna di tutta l’ossatura culturale del nostro Paese che preferisce cronicizzare la crisi, battere cassa, e sentirsi immortale. Fino a quando i fatti non la smentiranno.

Michele Trimarchi è Professore di Analisi Economica del Diritto, Università di Catanzaro