soldiculturaCronica penuria di fondi, finanziamenti pubblici al lumicino, l’ancora di salvezza per chi opera nel settore della cultura sembra essere spesso rappresentata dai fondi europei. Il più noto ed utilizzato è il programma cultura che, con un finanziamento complessivo per il periodo 2007-13 pari a 400 milioni di Euro, promette di facilitare gli operatori permettendo un cospicuo sostegno ai progetti selezionati. La logica attuale, modificata rispetto al “vecchio” Cultura 2000, è meno settoriale e si basa sul sostegno sia a progetti (di cooperazione pluriennale, di cooperazione con paesi terzi, azioni culturali) che ad organismi attivi a livello europeo nel settore della cultura;  ai lavori d’analisi e alla raccolta e diffusione dell’informazione;  ad attività che ottimizzano  l’impatto di progetti nel settore della cooperazione culturale.
La prima valutazione prodotta dalla Commissione Europea sulla prima generazione di finanziamenti, ovvero su Cultura 2000, testimonia che la gran parte degli operatori coinvolti nel programma considera quale impatto più importante prodotto da Cultura 2000, la creazione di reti transnazionali in grado di aprire a nuove forme di lavoro e di impostazione delle attività.
Il dato più sorprendente che emerge dalle statistiche relative ai progetti presentati nelle diverse azioni nel 2008, si riferisce proprio al numero di candidature presentate dall’Italia: su 819 proposte totali, ben 189 erano italiane, a fronte di un secondo posto occupato dalla Danimarca con “sole” 68 domande, e con 64 presentate dalla Francia. Si direbbe che gli operatori italiani si mostrano particolarmente aperti ad un’impostazione di lavoro di tipo transnazionale e cooperativo, peccato però che al momento della selezione, solo 33 domande accettate erano italiane, mentre 25 erano danesi e 22 francesi. Probabilmente le competenze progettuali in ambito di programmi europei non sono così elevate, oppure troppo spesso l’operatore italiano approccia il programma europeo come una delle tante fonti di finanziamento per il proprio progetto, idea o struttura, senza avere chiara quale è la logica di intervento prevista dai programmi.

Giulia Agusto è co-direttore di Tafter Journal