gisI Sistemi Informativi Territoriali (SIT) o GIS secondo il più comune acronimo anglosassone (Geographic Information System) sono divenuti in breve tempo uno strumento imprescindibile per  la pianificazione territoriale. In aggiunta, l’innovazione tecnologica dei nuovi sistemi di acquisizione dati da remoto – quali le piattaforme satellitari ed aeree di osservazione della terra – ha ulteriormente alimentato le potenzialità GIS, grazie all’aumentata accessibilità e ricchezza di contenuti disponibili. E’ il caso dei nuovi sensori LIDAR aviotrasportati e dei radar montati sui satelliti di ultima generazione (vedi la costellazione satellitare Cosmo Skymed dell’Agenzia Spaziale Italiana) che permettono di effettuare una scansione del territorio con tempi di rivisitazione e risoluzione tanto elevati da poter effettuare una istantanea dettagliata della situazione attuale ed al tempo stesso fornire informazioni cruciali sulla dinamica dei processi naturali ed antropici. Non ultima è anche la possibilità dei non addetti ai lavori di divenire parte integrante della nuova piattaforma conoscitiva, sviluppatori stessi dell’immenso database territoriale che rappresenta il mondo che ci circonda, grazie all’utilizzo delle applicazioni WebGIS e dei dispositivi portatili. Ciascuno di noi al giorno d’oggi può essere inconsapevolmente autore o destinatario di un flusso informativo GIS. Tali nuove tecniche permettono di ottenere un quadro conoscitivo completo del tessuto urbano, dell’ambiente e delle modalità di interazione di tutti gli elementi che caratterizzano il sistema integrato Territorio. L’altra faccia della medaglia è rappresentata  dalla impossibilità di gestire una così notevole ed eterogenea mole di informazioni, in assenza di adeguate infrastrutture e di opportune normative tecniche. Potenzialità infinite da un lato e difficoltà nell’ottimale sfruttamento di tali nuove risorse dall’altro, caratterizzano oggi la politica e le tecniche di pianificazione del territorio. Alcuni casi esemplificativi sono rappresentati dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), per la pianificazione e lo sviluppo sostenibile del territorio in merito al rischio idraulico (alluvioni) e frane, o dal Piano di Assetto del Territorio (PAT) per sviluppo del tessuto economico, culturale, sociale ed ambientale. Purtroppo il PAI, il PAT e gli altri innumerevoli strumenti di pianificazione territoriale urbanistica (PRG, PSC, PUA ecc) e paesaggistica (PTPR, PTCP, ecc) soffrono degli stessi “mali”: l’incapacità di vedere oltre i confini amministrativi, la mancanza di comunicazione tra di loro, ma soprattutto l’impossibilità di stare al passo coi tempi. Il rimedio è già alla nostra portata, basterebbe accettare tutti i benefici delle nuove tecnologie standardizzando e semplificando le procedure, invece di tendere sempre alla over-regulation.

Fernando Nardi è membro del gruppo di ricerca GISTAR dell’Università degli Studi della Tuscia