bookshoopAlberto Ronchey fu un Ministro per i Beni e le Attività Culturali non strettamente politico: fu, se così possiamo definirlo, uno statista, un funzionario pubblico che lavorò sempre nell’arco della sua vita per l’interesse pubblico e mai per quello personale.
Naturalmente, le sue decisioni politiche non sempre vennero appoggiate dai colleghi, sia che essi appartenessero alla maggioranza o all’opposizione: mettere i servizi a bando era infatti considerato  una “mercificazione”.
Ronchey lo riteneva invece un’innovazione, l’unico metodo per svecchiare il sistema. A distanza di molti anni, ormai, sappiamo che aveva ragione.
I servizi aggiuntivi, introdotti in Italia nel 1993 proprio da Ronchey, furono un grande rinnovamento, e da grande uomo di mondo e da conoscitore profondo della sua materia, egli sapeva bene che quello sarebbe stato l’unico modo nel futuro per poter amministrare in modo moderno e fruttuoso il grande patrimonio culturale di cui disponiamo.
Era perfettamente cosciente dei limiti del suo Ministero, della scarsità del personale (che con gli anni è andata anche peggiorando) ma ha sempre difeso a spada tratta il suo lavoro e, mentre gli altri intorno a lui cadevano come birilli abbattuti da Mani Pulite e da altre vicende giudiziarie, lui, al contrario di molti altri, non prese mai le distanze e li difese sempre. Perché credeva nella giustizia e nei valori più alti dello Stato.

Sante Serangeli è stato vicedirettore del Ministero per i beni e le Attività culturali durante il primo governo Amato e nel governo Ciampi