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Nel 2009 si è diffusa nella rete una notizia rivolta agli appassionati della cultura giapponese, in particolare di quella manga. Nel parco dell’isola di Odaiba a Tokyo è stata eretta una fedele riproduzione in scala 1:1, alta 18 metri, del Mobile Suit Gundam, il famoso manga giapponese, riprodotto anche in una fortunate serie televisiva distribuita in tutto il mondo negli anni ’80. Il robot è stato eretto per la celebrazione del trentennale della serie, ma è stato utilizzato anche per sostenere la candidatura di Tokyo per le Olimpiadi del 2016. Seppure all’apparenza questa notizia sembri interessante per soli “cultori” della materia, chi di noi non si riconosce in una qualche “generazione manga”, da Goldrake di fine anni ‘70 alla recente serie Nana? Spesso quando tratto l’argomento della cultura giapponese passo velocemente da quella tradizionale del tè, samurai, sushi a quella più recente dei manga, del kawaii, del fashion e humanoid design. Non è una scelta personale, bensì un fenomeno di diffusione della cultura giapponese che da qualche anno ha assunto una dimensione sempre più internazionale, grazie alla diffusione delle sottoculture giovanili. Infatti, lo stesso Governo giapponese ha rivisto gli oggetti di promozione della propria cultura nazionale all’estero sulla base dell’enorme successo che alcuni settori culturali e creativi, come la produzione cinematografica, la moda e il manga stanno riscontrando sia dal punto di vista comunicativo che da quello economico. Il Gundam forse è un’importante rappresentazione della portata di questo cambiamento di direzione. Non a caso a poche centinaia di metri in cui si trovava il robot è presente una perfetta riproduzione in scala ridotta della statua della libertà americana. Forse, a ben vedere, siamo di fronte ad un’autentica rappresentazione della cultura giapponese che assume connotati così unici da rientrare a pieno titolo nelle nuove forme di espressione nazionale che stanno divenendo parte integrante della tradizione “contemporanea” giapponese.
Guido Ferilli è docente di economia del design allo IUAV di Venezia