Una grande opportunità per l’Africa, una grande occasione riservata non solo al Sud Africa ma a tutto il continente, che per secoli è stato saccheggiato delle sue risorse e mai abbastanza valorizzato per quell’immenso bacino di potenzialità culturali che possiede.
Per 31 giorni, grazie al Mondiale di Calcio 2010, l’Africa mostrerà al mondo un lato che la maggiorparte di noi non è abituato a vedere, in tv come nelle riviste. Riusciremo mai ad interpretare e a comprendere questo luogo al di là delle semplici meraviglie naturali?
Io penso di no, perché siamo fondamentalmente pigri e pensiamo che la vera Cultura sia patrimonio di pochi, di un élite prescelta che la ingurgita nel grande museo dall’architettura avvincente o dal passato leggendario.
Si parla di investimenti, di ritorni economici diretti di breve e medio raggio derivanti dal turismo in Africa e si parla poi di occupazione, di quel settore che anche dalle nostre parti è un fattore critico.
Chi osserva in profondità, però, scoprirà il reale significato di globalizzazione e incapacità politica di strutturare un paese. Che non altro significano che crisi planetaria e timori legati alla sicurezza del paese la quale ha fatto registrare anche negli ultimi giorni scontri sociali feroci che potrebbero causare una perdita di affluenza del circa 40%.
Nella township di Umlazi, molti abitanti hanno investito del denaro per riconvertire i loro alloggi in in B&B, ma alla viglia dell’inaugurazione di prenotazioni ce ne sono state ancora poche.
E così l’occupazione tanto osannata dal governo, che ha portato ad impiegare per la realizzazione delle infrastrutture circa 130 mila persone, ha finito con il lasciarle abbandonate, senza alcun tipo di politica prevista per il reimpiego.
Si, sarebbe potuta essere una grande occasione, la Grande Possibilità: realizzare un grande progetto a partire da uno Stato e dallo sport per poi arrivare al rilancio culturale di un intero continente. Speranza che mai poteva essere espressa meglio se non nelle celebrate parole di Nelson Mandela: “Noi dobbiamo essere migliori, dobbiamo sorprenderli con la comprensione e la generosità”.
Ma fino ad oggi, di generosità e comprensione ce ne è stata veramente poca. Forse anche un pò per colpa degli stessi africani.

Stefano Monti è il direttore editoriale di Tafter.it