Una scadenza è una scadenza, nell’era Resca. E così, senza proroghe, rinvii, deroghe siamo arrivati all’uscita dei bandi per i servizi aggiuntivi. Non so in quanti ci avrebbero scommesso ma, puntuale come un treno svizzero, parte in questo inizio di luglio la locomotiva di bandi per il rinnovo delle concessioni. In tempo e senza esitazioni.
Questo è il primo dato a mio parere affatto banale. C’era da fare una cosa ed è stata eseguita nei tempi previsti.
Ci sono inoltre i contenuti, cioè i servizi messi a gara, i criteri di aggiudicazione, i punteggi; temi sui quali il dibattito è in corso e lo sarà ancora di più quando finalmente i testi dei bandi verranno pubblicati. Ho avuto già modo di scrivere su questo punto (vedi l’articolo su Tafter), ma vorrei di nuovo sottolineare la mia visione critica sul destino dei luoghi ministeriali della cultura.
E cioè: occhio a non considerare il new deal dei servizi aggiuntivi come la panacea dei nostri tormenti. Così come sono state impostate le nuove linee guida, si risolveranno i problemi di una cinquantina di siti, mentre per gli altri 400 (i siti “minori”, cioè quelli con meno di 50.000 visitatori) ci sarà una sola opzione: o verranno inclusi nelle gare al fianco dei best seller, per far si che i sovra redditi generati dalla gestione dei grandi musei ripaghino la gestione di servizi strutturalmente in perdita, o non potranno mai contare sul contributo dei gestori privati.
Se così sarà, se i custodi continueranno ad andare in pensione, e se non vi saranno più assunzioni al Ministero, succederà che la locomotiva arriverà a destinazione. Ma senza tanti vagoni.

Marcello Minuti è economista della Cultura