Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Le sponsorizzazioni alla cultura esistono, eccome: nell’elenco delle voci di finanziamento di un museo, che troviamo nei capitoli centrali dei troppi manuali dell’economista della cultura, le troviamo sempre.
Si parte dagli “incassi del biglietto”, si passa al “merchandising”, si accenna agli incassi da “membership” e poi, all’ultimo punto, ecco che spuntano le “sponsorizzazioni e erogazioni liberali”.
Poi, annualmente, i nostrani (pseudo) centri di ricerca pubblicano dei dati che ci ricordano che le sponsorizzazioni in Italia contano poco, anzi pochissimo (1%, 3%, ognuno dice la sua).
E perché?
Ce lo chiariscono gli oratori dei vari convegni “la cultura al centro”: semplice, ci dicono, il regime fiscale italiano non genera vantaggi per le imprese. Fine.
Ma poi, in effetti, basta farsi un giro in un paio di “luoghi della cultura” per constatare che di sponsorizzazioni, i nostri assessori e i vari funzionari delle soprintendenze, non ne hanno mai visto traccia. Una volta il direttore di un piccolo sistema culturale in Abruzzo mi telefonò contento perché il bar del paese aveva deciso di finanziare con 300 euro una brochure turistica. Questa è la situazione.
E qualcuno ha il coraggio di pavoneggiarsi per aver trovato una sponsorizzazione per il Colosseo. Anzi, una maxi sponsorizzazione. Vi piace vincere facile? Ponzi ponzi po-po-po’.
Marcello Minuti è economista della Cultura