L’edizione di LuBeC 2010 organizzata da Promo PA Fondazione ha rispecchiato in pieno lo scenario sociale ed economico che l’Italia sta vivendo.
L’offerta delle tecnologie esprimeva infatti l’arretratezza della domanda pubblica, in ritardo rispetto ai trend globali: ha senso, quindi, nel 2010 recarsi ad un evento per misurare il valore strategico del web seppur 2.0?! oppure per capire qual è il valore aggiunto degli smartphone per i cittadini-nomadi?
Non ho dubbi che la risposta sia negativa: nel 2010 l’importanza e il valore strategico delle tecnologie va dato per scontato, quando oramai i (nuovi?) trend sono l’Open Data e il web 3.0.
Ciò nonostante LuBeC 2010 è stato un evento di raro interesse, in quanto ha offerto l’occasione per incontrare addetti ai lavori di tutta Italia, pubblici e privati, confrontarsi apertamente in convegni succosi, partecipati e piacevolmente animati sul futuro dei Beni Culturali e della liaison, oramai sdoganata, con il turismo: il politichese dei soggetti pubblici, e quello ancor meno comprensibile delle aziende, sono stati sostituiti con il dialogo, quello vero e fruttuoso e la lingua dei convegni, anch’essa narcisistica e autoreferenziale, ha lasciato il posto alla pratica progettualità.
Al LuBeC, insomma, si è capito che bisogna darsi da fare e che questa responsabilità spetta a volti nuovi e intraprendenti che desiderano prendere il timone del futuro in mano. La conferma che le soluzioni ci sono e non sono difficili da attuare l’abbiamo avuta anche grazie al confronto con le strategie di Nokia, fiore all’occhiello in uno dei convegni.
Adesso si tratta di prendere coraggio e cominciare a fare il nuovo.

Paolo Lanari è esperto di sviluppo ICT