Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Due notizie, apparentemente distanti tra di loro, ci fanno capire a vent’anni dalla coniazione del termine “giacimenti Culturali”, quanto siamo ancora distanti dal comprendere profondamente il concetto di produzione di valore e di generazione di introiti diretti da parte del comparto culturale.
Da un lato l’impegno finanziario che il Gruppo Tod’s ha deciso di sostenere nel restauro di uno dei maggiori simboli Italiani, il Colosseo; dall’altro l’accoglimento, da parte della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari, della rinuncia al mandato del sovrintendente Maurizio Pietrantonio. Due esempi di come le attuali politiche culturali abbiano difficoltà a comprendere temi come la valorizzazione, e quindi anche la conservazione, dei beni culturali e a premiare eccellenze professionali, in quanto troppo concentrate forse in distribuzioni forsennate a cui si sono susseguiti, inevitabilmente, negli ultimi anni, tagli indifferenziati agli stessi comparti.
In questi giorni si è sentito molto parlare di “nuovo mecenatismo“. Credo che con questo termine si debba intendere l’offerta dello Stato (ad una cifra irrisoria, tra l’altro) di uno dei maggiori simboli storico-culturali italiani e universali, il Colosseo, ad un’azienda che vede in esso principalmente un prodotto sul quale incastonare la propria strategia di marketing. Non parliamo certo di maxi affissioni pubblicitarie, ma semplicemente di una strategia attraverso la quale si è riusciti ad imprimere nell’immaginario di un quarto della popolazione mondiale, il concetto di bellezza ed unicità di un prodotto. Per l’imprenditore Della Valle un affare, per lo Stato, a mio avviso, una sconfitta in quanto non si è riusciti a dimostrare la reale capacità di generare reddito di un bene culturale, utilizzato meramente come strumento veicolare.
In parallelo, il caso del Teatro Lirico ha visto perdere oggi uno dei migliori soprintendenti che Cagliari avesse mai avuto. Amato dal suo pubblico, Pietrantonio ha saputo gestire con oculatezza e capacità il suo teatro in anni difficili, ma il taglio indiscriminato delle risorse ha colpito anche lui. Non è stata premiata una politica di contenimento dei costi a fronte di un enorme capacità di produrre spettacoli accolti in modo sempre entusiasta dal pubblico. Razionalizzare gli sprechi, tutt’oggi consistenti, non significa sopprimere le eccellenze e non riconoscere il valore degli uomini; significa piuttosto eliminare il superfluo e l’inutile di cui siamo pieni. La lirica è sicuramente una voce di costo pesante all’interno del finanziamento pubblico, ma ridimensionare dovrebbe soprattutto servire a concentrare le risorse su pochi e delimitati obiettivi; e gli obiettivi che lo Stato dovrebbe porsi in primis sono la difesa dei simboli per eccellenza e delle professionalità che hanno fatto, anche loro, grande questo Paese.
Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it