Le vicende di questi ultimi mesi, con il sistema della cultura nella sua interezza costretto ad affrontare tagli di entità mai vista a bilanci già di per sé spesso non ricchi, dimostrano come il nostro paese non abbia alcuna visione o strategia nel campo delle politiche culturali, e come quindi, di conseguenza, la sostenibilità finanziaria delle istituzioni culturali italiane sia affidata ad espedienti di bilancio, ad alchimie fiscali estemporanee.
In questo quadro, in questi stessi ultimi mesi la poltrona ministeriale è stata di fatto vacante, lasciando la cultura italiana in balia degli eventi, in assenza di un interlocutore istituzionale. Il neo-ministro della cultura Giancarlo Galan si trova quindi ad assumere la sua responsabilità di governo in un momento drammatico.
Cosa ci si può aspettare? In primo luogo, un deciso cambio di direzione per quanto riguarda il ruolo della cultura nel modello di sviluppo del paese. Mai come oggi la cultura appare umiliata, ridotta al rango di mendicante che cerca di impietosire una opinione pubblica e una classe politica distratta, indifferente. Mentre nel resto d’Europa, e nei paesi più dinamici dello scenario mondiale, la cultura è uno dei fattori chiave di un nuovo ciclo di sviluppo, fondato sull’imprenditorialità creativa, sul rapporto con i temi dell’innovazione, del benessere, della formazione e della società della conoscenza. Il Ministro Galan ha una lunga e solida esperienza di governo di una delle regioni chiave dell’economia italiana. Vogliamo, dobbiamo augurarci, che questo possa fare la differenza, nell’interesse di tutti.

Pier Luigi Sacco è Professore ordinario di Economia della Cultura, Università IULM