Dal 2003 ad oggi abbiamo assistito ad un vero e proprio exploit dell’arte cinese e, in generale, orientale. Lo Tsunami nel Sud Est asiatico ha contribuito a generare un’ulteriore accelerazione dei restanti paesi dell’area, dall’Indonesia alle Filippine, con crescita esponenziale di musei e curatori sempre più preparati e introdotti nello star system della cultura visiva internazionale. Il Giappone, con le sue tradizioni legate all’antica arte del disegno, pur evoluta con l’ingresso delle nuove tecnologie, era rimasto a guardare.
Il Maghreb era da tempo sotto i riflettori dei curatori di tutto il mondo, ma lo scenario non li aveva ancora accolti sul palcoscenico importante. Motivo, la mancanza di liquidità.
Le idee, però, quelle c’erano, ci sono sempre state. Solo mancava la libertà di espressione, l’obbligo per i musulmani di non attingere alle fonti religiose, tema che tutti gli artisti affrontano data l’influenza (negativa) che questi temi generano sulle coscienze degli uomini liberi. Gli interrogativi sul presente e sul futuro erano praticamente proibiti.
La caduta di alcuni regimi nord africani, la ritrovata attenzione del mondo libero, non fosse altro per il numero di copie che i giornali vendono in presenza di guerre e disgrazie, hanno riportato sotto i riflettori il Medio Oriente e il Maghreb stesso, con buona pace degli Imam, con grande gioia per i milioni di esseri pensanti stanchi di non potersi esprimere a parole, figuriamoci con il mezzo più potente sulla terra: l’immagine.
Il potere delle immagini, siano esse iconiche o di nuova generazione, metaforiche, astratte, fotografiche o veicolate attraverso dispositivi formali di tipo concettuale, è incancellabile, ineluttabile. Una volta prodotta un’opera d’arte, ci devi fare i conti. Non la puoi spegnere, non puoi cambiare canale, non la puoi ignorare. Devi guardarla.
I credenti di una religione spirituale e sacrale come l’Islam sanno nel profondo che l’arte è parte del DNA umano, che l’espressività è più pericolosa di mille carri armati e, soprattutto, sanno che la condizione umana passa mille volte meglio che alla TV. La realtà vera è quella dell’arte, dei simboli e dei simbolismi dai quali l’arte attinge la linfa vitale che le serve a vivere per sempre.
Per questo l’Occidente attende con ansia e con gioia il contributo culturale degli artisti mediorientali; quando ci si perde si guarda ad Oriente. Anche il verbo “orientarsi”, unico usato per segnalare che si cerca la Via, la dice lunga sull’importanza della cultura che palpita a Levante.
Venite da noi, sarete i benvenuti. Anzi, i bentornati.

Francesco Cascino è art consultant e presidente di ArtePrima