La sussidiarietà orizzontale, ha dichiarato il Ministro Galan “non è un slogan o una professione astratta, che resta scritta come lettera morta nell’articolo 118 della costituzione. Al contrario, è una linea di fondo delle dinamiche del nostro Paese, che si caratterizza proprio per la sempre più larga e responsabile partecipazione dei privati, singoli ma soprattutto nelle forme associative libere, alla cosa pubblica, alla gestione, alla valorizzazione e alla cura del nostro patrimonio cultura”.
Che significa? Cosa ci vuole dire il Ministro? Due linee interpretative ci appaiono possibili:
La prima – diciamo la verità, quella che è venuta subito in mente a molti – è semplice e suono un po’ così: “un po’ come è già successo in passato per la Sanità o per i Servizi Sociali, lo Stato e le amministrazioni si sono rese conto che non hanno più soldi per tenere in piedi un patrimonio culturale importante che però costa tanto e frutta poco e non si può vendere al migliore offerente. Così, un po’ malincuore invocano il principio di sussidiarietà orizzontale per trovare qualche anima pia che porti soldi, idee e forza lavoro gratuita o quasi ” .
Una seconda ipotesi, più complessa ed appetibile invece recita: “Della crescente attenzione alla partecipazione di cittadini e organizzazioni private all’attività di proposta, promozione e gestione di beni e attività culturali, anche questo Settore vuole superare il tradizionale modello bipolare, che vede nei soggetti pubblici gli unici titolari del diritto a occuparsi dei beni comuni e nei cittadini i meri amministrati (utenti, clienti, fruitori del servizio erogato). Il Ministro ha quindi lanciato l’ipotesi di una nuova modalità di “amministrazione condivisa”, che in quanto fondata sul principio di sussidiarietà orizzontale punta a (1) sostituire il rapporto tra istituzioni e cittadini, tradizionalmente di tipo verticale, gerarchico e unidirezionale, con uno multipolare, paritario e circolare, fondato sui valori della trasparenza, comunicazione, della fiducia e della collaborazione, (2) sostituire il mero trasferimento delle risorse con una strategia caratterizzata dalla messa in comune di quelle persone e competenze in grado di affrontare insieme le questioni di una società sempre più complessa e difficile da governare, (3) abbandonare una visione dello Stato come garante dei bisogni essenziali della società, per trasformarla in quella di sostenitore della capacità propulsiva di cittadini e imprese a partecipare attivamente alla vita sociale ed economica della comunità.
Si aprono le scommesse, chi punta di più? Chi ha ancora voglia di dare fiducia ad una politica di settore che, in funzione del richiamato principio di sussidiarietà orizzontale, trasformi i cittadini da utenti in “alleati” dell’Amministrazione nell’attività di governo territoriale, spingendo le pubbliche amministrazioni a svolgere un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone in vari modi l’emersione per la cura dei beni comuni. Tutto ciò, evidentemente, richiede la creazione di un ambiente politico-sociale specifico, in cui il rapporto fra cittadino, imprese, istituzioni sociali e livelli di governo sia improntato a criteri di efficienza, flessibilità, responsabilità e trasparenza.
Io punto, ma speriamo di non perdere anche questa volta.
Alessandro Hinna è Ricercatore in Organizzazione Aziendale presso l’Università di Tor Vergata a Roma e da oltre un decennio svolge attività di studio e formazione nel terzo settore