Con una opinabile interpretazione del proprio ruolo la SIAE, la “collecting society” italiana, asserendo di attuare un protocollo stilato con Anica e Agis (dai contorni non chiarissimi) ha emanato una tabella di “contributi a forfet” e sollecitato vari siti internet a “regolarizzarsi” circa il pagamento dei diritti di autore sulle musiche contenute nei “trailer” di film messi in rete.
Questa nuova pretesa è assimilabile ad una imposta che colpisce con addebiti da 200 a 4000€ annui i siti di informazione e portali di sale (o multisala) di proiezione. Gli operatori hanno già evidenziato macroscopiche disparità di trattamento tra le sale singole e i titolari di multisala in più città, per i quali anche la massima tariffa è modesta cosa.

Ma il tema impatta perfino semplici blog e siti di approfondimento culturale, privi di scopo di lucro, dediti ad informazione e cultura, per la cui impostazione questo balzello appare invero abbastanza inspiegabile.
Stupisce questa richiesta di contributo su un prodotto (il trailer) che per sua natura non costituisce “opera” ma richiamo di attenzione verso l’opera (il film). 
Chi scrive riterrebbe più adatto che ogni riproduzione di porzioni di brani musicali nei traile debba configurarsi come libera utilizzazione per la meritevolezza intrinseca delle finalità culturali ed informative come riconosciuto da molti ordinamenti giuridici, tra cui il nostro.
Il Trailer, insomma, non è riconducibile all’opera, ma ne costituisce una summa ragionata, ha valenza icastica, altri scopi, assolve a differenti funzioni, degne di tutela. 
In letteratura, uno strumento dagli analoghi effetti è stato da tempo ideato per consentire ai consumatori un approccio informato e consapevole al “prodotto” letterario.  È il risvolto di copertina, offerto alla libera utilizzazione, riporta un breve stralcio o un sunto del libro, poche righe biografiche dell’autore, magari un suo ritratto.  Senza questi elementi, l’acquisto sarebbe azzardo.
Oppure ci si potrebbe affidare ad informazioni reperite in rete, a recensioni letterarie su blog, “postate” liberamente dai lettori. 
Quanto Siae ora pretende, punirebbe insomma in seconda battuta proprio il consumatore del prodotto che il trailer intende – invece – meglio far conoscere, innescando quindi un circolo vizioso, dagli effetti paradossali. 
Ma una domanda finale  – impertinente forse – sia elemento di riflessione.  Gli autori delle musiche di scena, nei film, sono già, e ampiamente, protetti dai contratti “blindati” conclusi con il produttore del film, e meglio remunerati in funzione del successo del film stesso.  Quindi non è agli autori delle musiche del film che giova questa nuova normativa.  Lascio al lettore immaginare quindi “cui prodest”…

Paolo Bergmann è avvocato esperto in diritto d’autore