Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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La notizia del varo dopo tanti annunci (finalmente) di una legge regionale che riordinasse l’intero comparto audiovisivo del Lazio non può che far piacere. Per anni, troppi, gli operatori del settore aspettavano un gesto che mettesse fine ad una moltiplicazione delle competenze e parcellazione degli strumenti economici che non faceva che generare confusione.
Oltre a questo, da tutte le parti veniva lamentata l’assenza di una struttura di controllo e di direzione che permettesse anche all’esterno di capire quali fossero le linee programmatiche generali e di porre fine alla profonda confusione che spesso contribuiva solo alla dispersione delle forze.
Certo, le perplessità restano, e sono legate non solo al modo in cui verranno redatti il Documento programmatico triennale e annuale, che segneranno le linee di investimento e sviluppo, e quindi all’effettivo ruolo che avrà la Consulta Regionale per il cineme e l’audiovisivo (formata da rappresentanti di associazioni di categoria, docenti universitari, professionisti); ma anche alle modalità dell’effettiva erogazione dei fondi stanziati e la loro ripartizione che dovrebbe essere attuata attraverso una rinnovata Film Commission regionale.
Il tutto sotto la spada di Damocle della questione Fondazione Rossellini per l’audiovisivo che non appare ancora risolta (anche se l’assessore Santini ha espresso la volontà di ricollocare i lavoratori nelle strutture regionali per salvaguardarne il posto di lavoro) ed il sospetto, più che fondato, che i 45 milioni da investire previsti dalla legge non siano in verità concretamente “spendibili per i contributi”.
Oltre a ciò pesa la considerazione che il sistema verso cui si sta andando, centralizzazione e verticalizzazione, se è vero che permette in ipotesi un ordine maggiore e la definizione di una linea programmatica precisa, presuppone anche una lungimiranza ed una lucidità che le amministrazioni pubbliche non sempre sonon state in grado di garantire e la possibile esclusione ripetuta di alcuni in favore di altri. Se poi le modalità di collaborazione e di dialogo sono quelle poco eleganti con cui le amministrazioni regionale e comunale hanno risolto la questione Festival del cinema di Roma, allora la proccupazione cresce. Per il momento l’unica cosa certa è che l’ANICA plaude all’iniziativa e insieme a lei molte altre associazioni di categoria.
Massimo Galimberti è critico, saggista, dottore di ricerca e docente di cinema presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Lavora come selezionatore e organizzatore di festival internazionali.