Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Firenze ha intrapreso la riforma delle tariffe di ingresso ai suoi musei comunali prevedendo una semplificazione delle tipologie tariffarie, un aumento del biglietto intero da 4 a 6 euro e la gratuità per i visitatori under 18.
La semplificazione e la conseguente eliminazione di una serie di “privilegi” poco giustificabili è la prima buona notizia. La seconda è la gratuità per i minori di 18 anni che porta i musei civici del capoluogo toscano in linea con buona parte dei più importanti musei nazionali. La bontà della terza notizia, l’aumento del prezzo, è più soggettiva. Il prezzo resta in ogni caso “politico”, al di sotto della media dei principali musei artistici e archeologici italiani, e, con 12 euro, una coppia con figli under 18 e nonni over 65 potrà visitare la Cappella Brancacci.
Si tratta di un segnale importante, questo dato da Firenze, di attenzione verso una questione spesso poco considerata, spinosa e ancora molto rigida qual è quella del costo dei titoli di accesso ai luoghi pubblici della cultura. Un tema che è stato spesso affrontato in relazione al problema accesso gratuito vs. accesso a pagamento ma meno in termini di una riflessione modulata e modulare su una leva strategica fondamentale di marketing e di gestione. Eppure, sui titoli di accesso ai musei e sulle politiche tariffarie ci sarebbe molto da dire e, soprattutto, molto da fare. Sia per incentivare, in modo mirato, alcune fasce di utenza sia ai fini della comunicazione sia per ottimizzare la gestione dei flussi nei grandi attrattori, per esempio attraverso strategie di diversificazione tariffaria per fasce orarie o per giorni di accesso o, ancora, in base alla residenza dei visitatori. Gli esempi positivi, anche in Italia, non mancano.
Visti i numeri della maggior parte dei musei italiani, la questione dell’aumento/diminuzione degli introiti non può essere, nel breve periodo, quella centrale, lo è piuttosto l’efficacia del sistema tariffario rispetto alla missione (culturale) del museo e rispetto alla sua fruizione. Per far questo è necessario che sia presente una chiara comunicazione dei contenuti in grado di stabilire una relazione più visibile tra prodotto e costo ma, prima di tutto, una conoscenza dei visitatori, non solo a livello di singola struttura ma anche nelle abitudini di fruizione del territorio.
Martha Friel è ricercatrice in Economia della Comunicazione, IULM, Milano