Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Ancora una volta le tecnologie dell’informazione si stanno rivelando fondamentali: ci riferiamo alla tragedia del recente terremoto che ha colpito l’Emilia e il Nord Italia ed agli appelli che fin dalla prima ora si sono diffusi in Rete tramite i social networks per rendere libero l’accesso alle reti wi-fi pubbliche e private, stante il congestionamento delle infrastrutture di comunicazione via telefono, SMS ed MMS (si pensi in casi del genere all’importanza degli strumenti di comunicazione alternativa via Internet, come Skype, l’applicazione WhatsApp, la chat di Facebook, Live Messenger ed altre piattaforme di Instant Messaging come strumenti di comunicazione verso l’esterno di estrema importanza, anche per far sapere dove siamo). Appelli che hanno sollecitato l’urgenza di rendere accessibili le reti wi-fi private (richiedendo ai cittadini delle zone colpite di disattivare le credenziali di autenticazione all’accesso) e pubbliche. In quest’ultimo caso i comuni delle zone colpite hanno per la gran parte agito tempestivamente, rendendo libero e gratuito l’accesso (senza id e password) alle reti wi-fi locali e provinciali (Bologna ha liberato la propria rete wi-fi Iperbole, e altrettanto hanno fatto i comuni di Modena, Ferrara, Sassuolo e molti altri).
E’ stata dunque una tragedia a riportare (tristemente) l’attenzione su un dibattito che tra gli operatori ed utenti della Rete si trascina da anni: quello del wi-fi (realmente) libero. A differenza di quanto accade in altri Paesi, in Italia tale argomento è tabù: il noto (e per taluni famigerato) Decreto Pisanu del 2005 che imponeva gli obblighi di identificazione dell’accesso per finalità di prevenzione antiterroristica, pur essendo stato abrogato lo scorso anno, non ha modificato di molto la situazione. La potente lobby dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica (per certo non interessati allo sviluppo delle connessioni wi-fi libere, a discapito della più remunerativa comunicazione dati su rete cellulare), la assai carente e limitata copertura (anche in città come Roma o Milano) garantita dalle reti wi-fi provinciali, l’approccio psicologico dei titolari di reti private (destinatari di messaggi – questi sì terroristici e pure tecnicamente sbagliati! – di allerta a non lasciare aperta la connessione wi-fi per non essere responsabili degli atti illeciti del terrorista o pedofilo di turno che agirebbe mediante l’IP identificativo dell’ignaro utente..). Sono tutte concause di una situazione che ci obbliga nuovamente a constatare l’arretratezza (culturale prima ancora che tecnologica) del nostro Paese avverso una tematica rilevante come l’accesso (davvero) libero alla Rete mediante wi-fi.
Ci voleva un terremoto per risvegliare le coscienze e (forse) per far aprire gli occhi a quanti già ora cominciano ad affermare che la “liberazione” d’emergenza delle connessioni wi-fi dovrebbe essere mantenuta anche quando la situazione sarà più calma?
Purtroppo la risposta è sì…
Tante volte abbiamo ad esempio contestato – in altri settori e per altre vicende – il grave fenomeno di legislazioni eccezionali di emergenza che – passata l’emergenza –sono rimaste nell’ordinamento giuridico come norme “ordinarie”, senza che vi fossero più gli originari presupposti che avevano portato alla loro adozione. Se si ripetesse questo fenomeno, per una volta non avremmo da contestare alcunché, poiché tutti – cittadini e Paese – ne trarrebbero beneficio.
Alessandro del Ninno è avvocato e professore universitario