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I turisti che si recheranno a Milano prossimamente dovranno abituarsi a questa espressione. A quanto pare la tanto scongiurata “tassa di soggiorno” entrerà in vigore dal 1 luglio. Prevede la maggiorazione di un euro per stella per notte a persona rispetto al prezzo della camera d’albergo richiesto. Per quanto concerne il periodo massimo di applicazione e i casi di esenzione ancora non si sa nulla, ciò che si sa di sicuro è che gli albergatori si troveranno a dover gestire un’ulteriore emergenza nell’attuale emergenza economica in cui versa il paese.
Ma a cosa serviranno questi soldi? La legge prevede che andranno a finanziare interventi a favore del turismo, per la promozione di opere e servizi pubblici locali. Il timore invece è quello che possano esser sfruttati per appianare deficit già diversamente accumulati.
Siamo tornati al Medioevo esclamerebbe qualcuno, come dargli torto. La tassa viene imposta come una sorta di gabella da pagare al Comune, oltre alle già ingenti somme che si versano normalmente tra tasse dirette ed indirette. Si definisce così un ulteriore prelievo fiscale ai danni di aziende che, molto probabilmente, si assumeranno l’onere del pagamento non imputandolo al cliente finale. E se il cliente si rifiutasse di versare questa ulteriore tassa? Toccherebbe al Comune rincorrere il cliente fino al suo paese d’origine per richiedere la “regolarizzazione del conto”. Attualmente la legge non prevede che le aziende si costituiscano sostitute d’imposta, ma se un domani ne diventi obbligo? Per non gravare ulteriormente sul prezzo finale, già sottostimato e ultraconcorrenziale, la struttura dovrà farsi carico anche di questo onere. La tassa produrrà o contribuirà ad un calo della competitività? E’ importante da valutare la prospettiva che, per gli organizzatori di convegni e meeting sarà normale spostare i propri partecipanti in alloggi in periferia, dove la tassa non sarà applicata, sfavorendo gli Hotel del centro. Questa è sola una delle probabili conseguenze, soprattutto ricordando che buona parte dei turisti che ogni giorno affollano la città di Milano è composta da giovani e da malati che si recano nella metropoli per farsi curare.
La tassa di soggiorno si va ad aggiungere ad altre tariffe esclusivamente dedicate ai turisti, vedi tariffario per sosta autobus in città, biglietto autobus citysightseeing e servizi ad essi dedicati. Ma siamo sicuri che di questo passo il turismo lo si alimenti e non lo si demoralizzi?
Non si comprende, inoltre, il motivo che ha portato il limite massimo di applicazione a 14 giorni e non si è basato sulla media nazionale di 2-3 giorni. Così non si fa altro che incentivare i mordi e fuggi, ma soprattutto i tanti pendolari, caos, traffico, danno alla salute, ecc.. portando presto Milano lontano dal circuito del turismo internazionale.
Non si crede opportuno dedicare una parte del ricavato proprio a fonti di finanziamento diretto per ammodernare e rendere più competitive le stesse strutture turistiche? Il 2009 ha rappresentato l’ultimo anno per un incremento del turismo di segno positivo (+7 %) e si prospetta per la fine del 2012 un deflusso nell’ordine di 300.000 presenze. Si rischia così sia di penalizzare quelle strutture che proprio su questi pochi euro basano tutta la loro concorrenza, sia di avere una mancanza fiscale effettiva quando a fine anno ci si renderà conto che la tassa non ha garantito le entrate previste e le aziende, per colpa della tassa, hanno generato meno fatturato e quindi meno tasse versate.
E’ anche vero che da un lato la Francia, applica questa tassa ormai da 100 anni, e dall’altro gli Usa, ne applicano addirittura tre, non hanno mai risentito di crisi del comparto, anzi, risultano fra le poche nazioni che ancora oggi riescono ad attrarre turismo, e soprattutto turismo di qualità.
Alfredo Capurso è esperto di turismo e autore del blog “Tecnico del Turismo“