La notizia che il Museo del Louvre abbia deciso di intraprendere lavori di restauro della Nike di Samotracia, uno dei capolavori plastici della Grecia ellenistica, nonché una delle più famose opere conservate nel Museo e attrazione universale, può portare a riflettere su un duplice livello di interesse, quello più squisitamente tecnico della necessità della conservazione programmata dei beni culturali e uno di contesto generale, ovvero sull’opportunità, in tempo di crisi, di investire risorse su questo tipo di interventi.

Sul primo livello non si può che ricordare la necessità di programmare e realizzare nel tempo le attività di conservazione dei beni culturali, prima che, per le più varie cause, si generino effetti distruttivi e devastanti che ne possono causare la perdita parziale o totale. Chiunque di noi abbia a che fare con qualsiasi mezzo meccanico o struttura immobile sa che i cosiddetti “tagliandi” e/o verifiche-attività periodiche di manutenzione portano l’innegabile beneficio della sua efficienza e durata nel tempo, con una spesa a volte anche cospicua, ma sostanzialmente inferiore a quella che andrebbe sostenuta tutta insieme qualora si dovesse intervenire su danni o malfunzionamenti maggiori.
Le Soprintendenze di settore e gli organi centrali del MiBAC, ogni anno provvedono a stilare un elenco delle opere che necessitano di interventi, ma i tagli indiscriminati di fondi del bilancio ministeriale, riducono drasticamente le possibilità di realizzare tali interventi.

La seconda linea di riflessione porta invece a ragionare su di un altro tipo di priorità, di carattere nazionale e trasversale, ovvero, nel caso dell’Italia, sulla mancanza di visione politica in merito all’importanza della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, anche (e soprattutto) in tempo di crisi. Da parte degli addetti ai lavori, così come dalle pagine di questa rubrica si è più volte e assai vivacemente sostenuta la necessità che il Parlamento nostrano si impegni finalmente a discutere e deliberare in merito alle priorità di politica culturale e sulla relazione di queste ultime con quelle di altri ambiti di intervento della mano pubblica.
E’ stato sovente sostenuto, anche in modo apodittico e veemente, sull’opportunità strategica per il Paese di investire in tale ambito, ma sino ad oggi nulla è accaduto in concreto su tale fronte, anche se qualche segnale positivo può essere ravvisato nel passaggio del PNR (Programma Nazionale di Riforma, parte integrante del DEF – Documento di Economia e Finanza, per la parte in questione cfr. Cap.IV.6. Creare nuove competenze e generare innovazione: istruzione universitaria, ricerca e cultura, § Promuovere la cultura per lo sviluppo, pp.106-107 del documento 123-124 del PDF) recentemente licenziato dal Governo Monti  in cui si fa esplicito riferimento alla ricerca e alla cultura come fattori di sviluppo.
La scelta del Louvre avviene, ovviamente in ben altro contesto, nazionale e istituzionale, ma ci fa riflettere sul giusto approccio che ogni nazione avveduta dovrebbe avere nei confronti del patrimonio culturale ad ogni titolo posseduto.

Emilio Cabasino è ricercatore su temi di politica ed economia della cultura