In spiaggia da noi c’è stato un gran parlare del padre italiano arrestato a Disneyland, in Florida, per aver preso a calci il figlio di 3 anni, episodio che ha subito rimandato all’altro padre italiano arrestato a Stoccolma qualche mese fa per aver preso a sberle il figlio di 8 anni in un ristorante.
Si è dissertato di educazione, pedagogia, Montessori, jet lag, psicologia, machismo, cultura, mancanza di valori. Sul coro degli indignati è però spiccata la nonna settantenne tabagista che mette sempre l’ombrellone accanto al mio.
Gestisce il nipotino di sei anni, un bambino parecchio vivace: “Mio figlio esce di casa alle otto di mattina e rientra alle otto di sera; il sabato lavora o va in barca e la domenica il bambino non deve fare nessun rumore fino alle 10. Mia nuora lavora e in teoria alle cinque dovrebbe aver finito ma non può far a meno del corso di giardinaggio, dello yoga per rilassarsi, dell’aperitivo con le amiche. E il bambino cresce coi nonni…”. Non vuole opinioni, le bastano le nostre orecchie. Si è accesa una sigaretta, “I genitori non lo vedono mai ma hanno letto un  mucchio di libri e pretendono di dire a me, che me lo spupazzo tutto il tempo, come lo devo educare”.
Il mio sguardo la incoraggia a continuare: “In vacanza loro si devono riposare… allora al mare lo porto io. Domenica lo hanno messo in punizione: una settimana senza tv e videogiochi. Lunedì me l’hanno comunicato…”.
Il pupetto sta distruggendo il castello di sabbia fatto da una coppia di gemelli di Saluzzo.
“Ma lo ha visto? Come lo tengo io quello lì per una settimana senza televisione e giochini idioti? Sono io quella in punizione!”
Mi verrebbe da suggerirle l’uso di alcool o droghe leggere sia per lei che per il bambino.
“Sono degli incoscienti: si sono tolti il pensiero di fare il figlio e poi…”, seguiamo il piccolo mentre tira la sabbia negli occhi di una bambina coi boccoli, “… hanno letto sui giornali che i bambini non si picchiano mai: bella stronzata. Sa, io il mio l’ho cresciuto a ceffoni perché  era ingestibile come mio nipote e se non avessi fatto così invece che notaio sarebbe capomafia, però adesso guai a alzare una mano sui bambini. Tanto loro le mani non se le vogliono sporcare. E a me le legano”.
Il pupo vuole sfilare i braccioli a un incredulo poppante nordeuropeo.
La nonna sentenzia: “Questo, se nessuno lo raddrizza, a quindici anni, papà e mamma se li mangia in un boccone”.

Samuel Saltafossi è sociologo della complessità