“Strategie di reperimento aggiuntivo di risorse” cercasi, pare di capire: in ogni dove e soprattutto nelle tasche degli italiani.
E così ieri, durante l’assemblea annuale dei soci dell’associazione Civita al MAXXI tante parole sono state spese, tante proposte sono state avanzate, tante strategie definite ma una più di tutti è spiccata per la sua originalità e acutezza: perché non aumentare di un euro il costo del biglietto di entrata ai musei?
Idea brillante con la quale si potrà continuare a ribadire che con la cultura si deve fare cassa (tanta, maledetta e subito) anziché approntare una gestione responsabile, cucita sulla Cultura stessa, che sia realmente in grado di misurarne il valore.

Forse mai la nostra classe politica riuscirà a comprendere la specificità del mercato della Cultura, così diverso da quello tradizionale legato a beni di consumo standard, alla competitività e al benchmarking.
Il visitatore del museo, infatti, non è in prima istanza interessato al prezzo del museo ed è abbastanza consapevole del fatto che quello che sta ammirando con i suoi occhi non sempre segue la logica del rapporto qualità-prezzo.
Lo dimostra il fatto che per entrare al British Museum non bisogna pagare nulla mentre per ammirare le opere contenute nei Musei Vaticani il costo è di 15 euro.
Sto pagando forse “troppo” per contemplare la Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello, o “troppo poco” per osservare da vicino la Stele di Rosetta? In base a quali parametri viene giudicato tutto ciò?
Sono due esperienze di visita non equiparabili che però mettono in luce uno stato di fatto: aumentare la domanda culturale è molto complicato, tanto che la stessa Associazione Civita specifica che “tale iniziativa, A PARITA’ DI DOMANDA, determinerebbe una crescita degli introiti annui complessivi del 14,7%”.

Un’altra occasione sprecata, dunque, in cui si punta ad aumentare il costo del biglietto A PARITA’ DI DOMANDA e non ad AUMENTARE LA DOMANDA a parità del costo del biglietto.