Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Tra i diversi bandi pubblicati da istituzioni locali, nazionali e sovranazionali che riguardano l’imprenditoria sociale uno in particolare merita attenzione. Non per la sua dimensione economica – assai ridotta – e neanche per le opportunità di sviluppo, in quanto si tratta di una call per enti statistici di ricerca.
L’interesse risiede nell’oggetto del bando: la Commissione chiede infatti di elaborare sistemi informativi in grado di calcolare indicatori sull’impatto economico delle imprese sociali. Questa richiesta può apparire in controtendenza, se non addirittura controproducente, trattandosi di imprese dove a fare la parte del leone sono gli indicatori di impatto sociale. In realtà la proposta è centratissima, perché tocca uno dei nervi scoperti dell’imprenditoria sociale, ovvero dimostrare, nei fatti, che si tratta di “vere imprese” seppur spinte da un diverso driver rispetto a quelle “tradizionali”.
Nella fase storica attuale il raggiungimento di obiettivi sociali, infatti, è possibile solo attraverso la generazione di ricchezza economica per l’impresa, per coloro che vi lavorano e più in generale per tutti i soggetti che a vario titolo vi si relazionano (come peraltro sta imparando a fare l’economia capitalistica trainata da teorizzazioni come quella del “valore condiviso” di Porter e Kramer). In attesa che il bando venga aggiudicato e soprattutto che gli indicatori vengano elaborati e diffusi si possono proporre alcune considerazioni di ordine qualitativo e congiunturale.
Da una parte il modello di business di molte imprese sociali è in crisi, soprattutto nel campo della produzione di servizi di welfare per conto della Pubblica Amministrazione. D’altro canto un buon numero di queste stesse imprese è alle prese con processi di riconversione che muovono lungo due assi principali: 1) l’acquisizione di centri di servizio e reti commerciali “chiavi in mano” al posto di una gestione parziale “in conto terzi”; 2) un più deciso orientamento verso i destinatari diretti dei servizi, cercando, per quanto possibile, di stimolare approcci di prosuming, dove gli utenti sono sia clienti che produttori dei beni e dei servizi.
Questa fase di svolta richiede di essere accompagnata, meglio accelerata, grazie a investimenti che realizzino un’innovazione “su misura”, volta cioè a valorizzare le peculiarità di queste imprese. Per questo fa bene la Commissione Europea a chiedere di monitorare indicatori economici, pena il rischio di promuovere un’innovazione, oggi sempre più declinata in senso sociale, che rischia di gassificare in un’aneddotica fine a stessa se non impara “a fare i conti”.
Volete un esempio di impresa sociale? Il Teatro dell’Elfo di Milano ha assunto lo status giuridico di impresa sociale ai sensi della nuova normativa (legge delega n. 118/05 e successivi decreti) e si è fatto promotore di un seminario di approfondimento con Legacoop cultura Lombardia e la società editoriale Vita l’11 settembre a Milano.
Una buona occasione mettere a fuoco opportunità di sviluppo per l’imprenditoria sociale in campo culturale
Flaviano Zandonai è segretario di Iris Network, la Rete Nazionale degli Istituti di Ricerca sull’Impresa Sociale