Una scommessa tecnologica molto interessante quella della possibilità di misurare così da lontano, dai satelliti, piccoli movimenti sulla superficie terrestre che fino a ieri erano misurabili solo con strumenti raffinati su complesse installazioni.

Una possibilità che ci viene da una tecnologia anche abbastanza vecchia, quella del radar, che coniugata con altre tecniche pluri-sperimentate, tra le quali l’utilizzo dei principi fotogrammetrici tridimensionali, consente di ricavare movimenti dell’ordine del centimetro dall’analisi di una immagine radar sintetica.

E’ questo l’obiettivo di alcune costellazioni di satelliti, messe in orbita di recente, i cui risultati si stanno scontrando con le tradizionali procedure dell’ingegneria, mirate ad ottenere risultanze pratiche ed inconfutabili, con quella della fisica, spesso troppo legata alla ricerca e alla sperimentalità per fornire risultati certi, appunto utilizzabili nel campo dell’ingegneria. Il caso del progetto PanGeo sembra proprio inserirsi all’interno di questa scommessa.

Nel campo geologico le prime vere risultanze di possibilità di monitoraggio di alta precisione sono state dimostrate finora in campi molto particolari, quali ad esempio quello per il controllo dello sprofondamento dei terreni al di sopra delle estrazioni petrolifere, comune effettuato da parte delle società petrolifere statunitensi. L’efficacia dell’utilizzo per il controllo di interi agglomerati urbani è stato dimostrato da tempo, e in Italia annoveriamo lo spin-off universitario che in questo campo ha ottenuto un vero successo dell’applicazione della ricerca scientifica al campo industriale.

L’inserimento di questa tecnologia nel grande progetto di monitoraggio globale della Terra, il GMES, ci conferma la possibilità di controllare il territorio con grande precisione. La scommessa vera però sarà quella di vedere se gli eventuali “alert” del sistema verranno presi in considerazione e se si attueranno tutte le misure atte alla prevenzione dei particolari rischi che il sistema PanGeo potrà segnalarci.

Renzo Carlucci è direttore editoriale della rivista Archeomatica