Come direttore di Tafter e garante dei contenuti che ogni giorno produciamo per i nostri tanti lettori, non posso esimermi dall’esprimere partecipazione e vicinanza agli accadimenti che stanno in questi giorni toccando il Direttore del Giornale Sallusti.
Ritengo quanto successo debba portarci a fare due riflessioni.
La prima riguarda l’aspetto deontologico del nostro mestiere, che nel tempo governato dall’informazione mediatica, racchiude in sé sempre di più un valore nevralgico, nel bene e nel male. Proprio per questi motivi, esprimerò infatti una voce un po’ fuori dal coro di sdegno assoluto che stiamo leggendo in questi giorni su tutti gli organi di stampa: ritengo che quanto accaduto debba stimolare una profonda riflessione anche da parte nostra che ogni giorno scriviamo, tenendo aggiornati le persone che ci seguono.
E’ innanzitutto necessaria una fondamentale maggiore attenzione alle nostre fonti per poter sempre assumerci il rischio di quello che si scrive.
E’ nostro dovere andare oltre il mero fatto, non limitandoci solo a raccontare, ma è bene interpretare la realtà, ponendo il lettore nelle condizioni di capire i retroscena delle notizie che ormai si muovono a grande velocità.
Serve tuttavia anche una ferma volontà di riportare quanto avviene in modo obiettivo, senza porre in primo piano i propri scopi, nonostante sia normale che ogni giornale persegua la propria politica. Ma è bene tornare ad un giornalismo più onesto ed umano, che tenga presente come dietro ogni istituzione, luogo, apparato, ci siano uomini, con le loro famiglie, le loro relazioni: diffondere una notizia non sicura o impastata può così creare forte danno a chi ne è coinvolto.
La seconda considerazione è invece molto più amara.
Come sempre avviene in Italia, per cambiare qualcosa che non funziona – come in questo caso la diffamazione, che da reato penale è bene sia convertita in pena pecuniaria – serve sempre un caso eclatante e straordinario.
Questa potrebbe essere un’altra grande opportunità per la politica e il giornalismo di trovare un comune senso civico, che conduca al superamento di un dualismo non sempre opportuno, al fine di rendere alla società civile un servizio pubblico responsabile, autorevole e scevro da interessi altri.

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it