Con la nomina di Giovanna Melandri a Presidente della Fondazione Maxxi ho assistito ad un processo irrituale e grottesco.  Un ministro per i beni e le Attività Culturali che attua una nomina politica su una fondazione privata è la dimostrazione che la Fondazione Maxxi è solo uno strumento formale di gestione del museo ma che nella realtà è privo di contenuti.
Speravo che con il Mart e la loro attivazione di un bando internazionale per l’identificazione di un nuovo direttore si fosse arrivati ad un processo di cambiamento, limitato certo (perché il bando non prevedeva indicatori di misurazione delle performance e degli obiettivi), ma pur sempre di cambiamento si trattava.
Invece con la nomina di Giovanna Melandri, il nostro paese torna a fare un passo indietro.
Personalmente non ho nulla contro la signora Melandri e mi limito solo a constatare l’operazione in controtendenza effettuata: la politica che continua a gestire istituzioni private.

Il Maxxi ha bisogno di una personalità di spicco internazionale che porti idee, progetti, network e la cosa che ci preoccupa di più è come con questa scelta la fondazione testimonia di non avere una strategia a lungo termine.

Ma poi chi erano gli altri candidati? Pio Baldi, Mario Resca, Gianni Minoli? Forse è per questo che l’Amaci ha plaudito, così come non è mancato il sostegno dell’amico Nicola Zingaretti? Mi dispiace, perché sarebbe stata un’opportunità; mi sarebbe piaciuto vedere un giovane con esperienza diretta nella gestione e con risultati misurabili come Luigi Di Corato o Felicita Platania. Ma questa è un’altra storia e il finale non siamo di certo noi a deciderlo.

Jean Valjean è un giovane ribelle intenzionato a perseguire il bene della società