Scopriamo in uno dei consueti vaticini prevacanzieri che la quota di italiani pronti a far le valigie per il prossimo periodo natalizio sarebbe pari al 20%.
Queste previsioni, di solito negative, godono di una connaturata impunità visto che i dati ufficiali di consuntivo sono attesi con un comodo ritardo di circa due anni e, quand’anche arrivassero prima, non sarebbero mai, per definizione, confrontabili con le prime: ergo, qualunque cifra si spari prima dei botti di Capodanno vale esclusivamente per le ore successive al comunicato stampa, non impatta su alcunché di rilevante a livello di sistema e conquista al massimo la solidarietà di qualche politico (in qualunque congiuntura definibile “di opposizione”) che sostiene la necessità di aiutare il comparto (che ricordiamo per i più distratti è il “vero petrolio” dell’Italia o nelle ultime versioni il nostro “giacimento”).

Per provare qui ad aggiungere un piccolo mattoncino al tema ricordiamo, a beneficio di coloro che si stanno chiedendo inquieti  se la breaking news in oggetto sia “otto italiani su dieci resteranno a casa” oppure “due italiani su dieci andranno in vacanza”, che:

– (tutto) Il bimestre dicembre-gennaio tradizionalmente contribuisce a poco più di un decimo del totale degli arrivi domestici ufficiali;

– Lo stesso periodo genera il 15% dei viaggi all’estero annuali dei nostri connazionali;

– Gli italiani che non si spostano mai da casa (cioè l’equivalente dei calvi per il mercato dei parrucchieri) sono circa 20 milioni;

– Poco più della metà dei 60 milioni di residenti (15 milioni sono under 15 o over 75) si concede una vacanza di almeno 4 giorni all’anno.

– Il consumo turistico è tipicamente non-individuale: le vacanze si fanno in coppia, in famiglia (con bambini), in gruppo. Le indagini dovrebbero tenerne conto.

Aspettiamo di conoscere il saldo dell’IMU per saperne di più.

Massimiliano Vavassori è Direttore Centro Studi Touring Club Italiano