La favola di Andersen ha un epilogo in Italia. Il riferimento è abusato, ma è pertinente. Il bambino vede il re nudo e urla al mondo la sua condizione. Tutti avevano potuto vedere ma, per ignavia, supponenza, snobismo e superficialità, nessuno lo aveva fatto notare.

Gli imbroglioni hanno vestito la nostra Repubblica di niente, ma la gran parte di politici ha fatto finta di nulla. La classe dirigente si è mostrata inadeguata. Il top management delle imprese più importanti è in prigione: Mussari di MPS, Riva dell’Ilva di Taranto e di Alitalia, Orsi di Finmeccanica. Gli opinion makers hanno agito con una miopia che solo la loro distanza dal paese reale può giustificare.

Ma, nell’epilogo italiano della favola, i cittadini attribuiscono al bambino lo status di leader . Il termine “responsabilità” è interpretato nella sua accezione conservatrice e per questo rifiutato. Gli imbroglioni sono smascherati e perdono quasi la metà dei consensi, ma sono attivi e presenti. La parte di società che si era mobilitata, a torto o a ragione, nei movimenti per il lavoro, la scuola e la cultura, le manifestazioni di “Se non ora quando”, il referendum per l’acqua bene comune, , il popolo viola, i “No Tav”, non ha avuto risposte, né conflittuali né armoniche.

Semplicemente non è stata vista. Si pensava fossero capricci di un bambino. E forse avrebbe funzionato se il re non fosse stato nudo. Ora si tratta di cucire un nuovo abito, con la stoffa che ci è rimasta.

Gioacchino De Chirico è un giornalista ed esperto di comunicazione