La Commissione europea ha comminato a Microsoft una nuova maxi multa da 561 milioni di euro, pari a circa l’1% del fatturato annuale della società. Secondo Bruxelles, la società con base a Redmond (WA) non avrebbe rispettato gli obblighi che le erano stati imposti sulla necessità di garantire possibilità di scelta in relazione al browser utilizzabile per navigare in rete. Tra il 2004 e il 2013 il totale delle multe imposte a Microsoft ammonta ormai a circa 2 miliardi di euro, la prima delle quali fu voluta dall’allora commissario Mario Monti.

È la prima volta che un’impresa viene multata per non aver rispettato gli impegni giuridicamente vincolanti, assunti nel quadro di una procedura antitrust di Bruxelles, per rimediare ad un abuso di posizione dominante, sebbene non sia provata l’intenzionalità dell’omissione (Microsoft parla di un errore, anche se si è assunta “piena responsabilità”). Questa multa infatti appare curiosa, considerando che si riferisce ad una violazione superata da tempo (si parla infatti di Windows 7, quando dall’ottobre 2013 è disponibile Windows 8). La scusa della Commissione è che era Microsoft stessa a dover controllare sé stessa, e lo stesso Commissario Almunia ha ammesso che in futuro la DG Competition dovrà verificare in maniera più accurata il rispetto degli impegni presi.

Al di là della questione specifica, continua a lasciare perplessi l’approccio dell’Antitrust UE, considerando anche che la concorrenza è il settore in cui i paesi membri hanno demandato più competenze e un potere pressoché incondizionato alla Commissione. Un approccio che sembra sempre più a favore dei concorrenti che della concorrenza. Infatti, la posizione di Microsoft, in passato dominante nel mercato dei browser con Explorer, da tempo non è più tale a vantaggio di Firefox e Google Chrome, e ancora una volta la Commissione sembra aver scelto Microsoft come il soggetto tramite cui “dare l’esempio”. Un esempio costoso. Ma viene naturale chiedersi se a questo punto la Commissione UE interverrà con la stessa mano pesante su altri monopoli, a partire da quello sostanziale relativo alla pubblicità online di Google, su cui da tempo c’è una procedura aperta senza che si siano avuti riscontri.

 

 

Franco Spicciariello si occupa di Internal Affairs, policy e CSR per diverse multinazionali