Leggendo dell’inaugurazione, il 18 marzo scorso, del “nuovo” Parkmuseerne a Copenhagen ci si potrebbe chiedere quale sia la novità, cosa ci sia di tanto straordinario, visto che non esiste nessuna nuova architettura iconica e nessun nuovo museo à la page a dare corpo a questo distretto museale.

C’è, invece, un progetto di politica culturale con un target preciso, i cittadini, e un obiettivo: incentivare e agevolare la partecipazione culturale della popolazione. Viene messo in opera un accordo di collaborazione scientifica tra istituzioni culturali con diverse vocazioni (e diversi assetti proprietari), dall’arte islamica della Collezione David, all’arte danese del XX secolo del museo Hirschsprung, dal cinema della Filmhouse, ai reperti zoologici del Museo di Storia Naturale.

C’è un intento comune di trasformare questa collaborazione scientifica in un’offerta culturale “green” fatta per i residenti. Serve a portarli a riscoprire un patrimonio di prossimità e a viverlo in modo diverso: a piedi o in bici, con programmazioni tematiche comuni, con connessioni tra architetture, musei, parchi e industrie creative, con un collegamento tra opere d’arte dentro i musei e contesto culturale e naturale fuori da essi. Incentivando l’utilizzo degli spazi verdi inclusi nel distretto (tre), resi parte della proposta culturale, e migliorando la visibilità e l’accessibilità fisica dei luoghi.

Questo, nella Capitale che si è posta, tra gli altri, l’obiettivo di diventare entro il 2025 la prima al mondo a emissioni zero.

Ovviamente, a sostegno di tutto ciò, un’articolata e chiara comunicazione – a partire da quella del sito parkmuseerne.dk e dei portali delle sei istituzioni aderenti al Parkmuseerne – segnala non soltanto i parchi gioco o i punti d’accesso più facili per i disabili, ma promuove anche, in modo congiunto, i diversi servizi aggiuntivi presenti nei musei.

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Il turista non sembra ancora un target delle varie iniziative promosse dal distretto ma, con l’interesse e la cura riservata da sempre in Danimarca a questo segmento di utenza, c’è da scommetterci che presto lo sarà, tant’è che sul sito compare già un simpatico invito rivolto a chi conosca un po’ di danese a unirsi alle visite guidate organizzate da botanici e storici dell’arte.

Primo tema di lavoro comune scelto dal distretto è quello dei fiori che, con la sua universalità, ben traduce l’idea di un innervo tra ricerca scientifica, divulgazione e comunicazione.

 

Martha Friel è docente di marketing delle organizzazioni culturali, IULM, Milano