L’annunciato abbandono da parte del Comune capoluogo della candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura, per chi conosce questo territorio e la sua storia recente, non stupisce più di tanto.

Venezia, intesa come quel pezzo di città che sta oltre il Ponte della Libertà che la separa da Mestre, vive da decenni in una dimensione isolata dalla realtà, fatta di antiche glorie passate, ricchi contributi pubblici e privati, idiosincrasie tipiche di una città che gode ancora di una bellezza che viene percepita come immortale.
Certo, chi conosce la città, sa perfettamente che questo splendido isolamento la sta portando alla rovina, e non è certo da oggi che il pur più superficiale degli osservatori può notare a prima vista tale processo di decadimento. Ma Venezia è questa e non si può prescindere da certi pur apparentemente incomprensibili atteggiamenti per cui la amministrazione comunale della città si impegna a fondo per promuovere eventi commerciali come l’America’s Cup o le Olimpiadi e rinunciare alla Capitale Europea della Cultura additando come motivazione che “Venezia non vuole altri turisti”.

Gli ideatori di Nordest 2019, che avevano individuato Venezia come possibile capofila della candidatura, avevano ben presente il rischio che comportava affidarsi a quella città, ma, di fronte alla rivendicazione del Sindaco di voler guidare la candidatura non potevano certamente opporsi. Ma il progetto di candidatura che l’ampio movimento che Nordesteuropa ha cercato in questi anni di rappresentare, dava per scontato sin dall’inizio che era necessario ragionare in termini di area metropolitana policentrica, di una candidatura di territorio che poteva esprimersi attraverso le molteplici potenzialità di questo territorio: dal vicentino terra del Palladio, alla Padova terra di Galileo e di una delle più antiche università europee, dalla Verona dell’Arena o la Trieste città pienamente mitteleuropea e porta ad est verso la nuova Europa.

Ora che l’amministrazione comunale di Venezia ha rinunciato, il progetto prosegue linearmente sostenendo una città capofila diversa. Quella che ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare una sconfitta, rischia invece di essere l’occasione affinché quel Nordest, che Venezia simbolicamente ha sconfitto, possa rinascere come Venezie: un territorio policentirco di 7 milioni di abitanti, con un centro storico conosciuto nel mondo, ma incredibilmente molto più ricco di idee, industrie creative, relazioni con la vecchia e la nuove Europa. E, non a caso, per ripartire, questo territorio lo farà da una città che di Venezia conosce il fascino ma non ha mai subito la sudditanza.

 

Filiberto Zovico è editore di Nordesteuropa.it e direttore del Festival della Città Impresa