Cosa possiamo dire di questo nuovo governo? Che si sono persi ancora mesi e se ne perderanno ancora tanti. Forse dopo l’estate, con la prima manovra finanziaria, questo governo comincerà a sgretolarsi fino a spezzarsi per i primi di gennaio.
E poi ci ritroveremo ad andare al voto. Ma anche lì qualcuno spaventato chiederà qualche governo bis di larghe intese.
Forse riusciranno ad emanare una nuova legge elettorale per cercare di garantire un maggiore bipolarismo ed evitare che possano ricapitare situazioni come quelle accadute negli ultimi anni con la pesante arrembanza del movimento dei grillini.
Anche in questo, però, ci ritroveremmo in una situazione, come quella verificatasi per la scelta della presidenza della Repubblica, in cui verrano garantiti i mercati internazionali ma in cui non verrà in nessun modo ascoltata o percepita la necessità di cambiamento che ha questa nazione. E dico nazione perché ci stiamo sempre più allontanando dallo Stato pensato dai padri della nostra Costituzione.
Una parola sui ministeri è a questo punto d’obbligo: una scelta importante, quella di Letta, di unire il Ministero dei Beni Culturali con il Turismo, a riprova che quanto da noi espresso in questi anni speriamo finalmente trovi terreno fertile per una rinascita. Il nuovo ministro Massimo Bray, che aveva scritto per Tafter tempo fa proprio riguardo la sua Treccani, riuscirà con la sua esperienza a riportare a livello nazionale ciò di cui è stato capace a livello locale presiendendo il cda della Notte della Taranta? Ne riparleremo tra qualche settimana.