Era il 29 novembre del 2012 quando le Nazioni Unite approvarono l’ingresso dello Stato di Palestina come “stato osservatore” con grande delusione di Israele e numerosi dubbi sulla possibilità del nuovo stato membro di far valere le proprie ragioni alla Corte Penale Internazionale per violazione dei diritti umani e crimini contro l’umanità.

In quella circostanza gli Stati Uniti si erano schierati con Israele, votando contro l’ingresso della Palestina come stato membro e confermando una linea comune di azione delle due nazioni sulla politica internazionale.

Esattamente 5 mesi dopo questo evento Google, una delle più grandi multinazionali americane, decide di dare seguito alla direttiva dell’UN modificando la dicitura della nazione di appartenenza presente sotto la barra di ricerca dal più morbido “Territori Palestinesi” ad un deciso e significativo “Palestina”.

Indipendentemente dalle spiegazioni di rito da parte dell’azienda di Mountain View , la storia è alquanto bizzarra poiché tutto ci si aspettava, tranne il fatto di avere un’azienda made in USA confermare esplicitamente l’esistenza dello Stato Palestinese in deroga alla posizione ufficiale degli Stati Uniti stessi.

Questo disallineamento di posizione ci conferma quindi che Internet si considera un’entità super-partes non soggetta a vincoli ideologici o interessi internazionali, ed obbedisce esclusivamente alla volontà di affermarsi come strumento universale per l’espressione di quanti più utenti possibile. E se l’egemonia richiede di simpatizzare con un nuovo inquilino presso le Nazioni Unite, poco male se le conseguenze potrebbero portare qualche pesante mal di pancia.

Il problema è che Internet non è uno stato sospeso tra le nuvole, ma è un sistema che ha dei centri di calcolo posizionati su territori regolamentati da rapporti internazionali, gestito da professionisti che hanno una nazionalità e delle responsabilità sullo schieramento che prendono. E questo concetto a volte sfugge, insieme a tutte le conseguenze sulla tensione internazionale che determinate posizioni possono portare.

 

Andrea Pompili è un informatico ex coordinatore del “Tiger Team” di Telecom