ecocultAncora “lettere aperte” ed “appelli”, questa volta per la cultura a Roma. Il sistema culturale italiano sta vivendo una strana stagione di appelli e postulazioni di varia natura, da parte delle più variegate associazioni e lobby. Manca soltanto un appello del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali al Presidente del Consiglio! Auguriamoci non si debba arrivare a questo, anche se forse sarà necessario: si pensi alla minaccia di dimissioni della Ministro per l’Istruzione Carrozza, a fronte del prospettato ulteriore rischio di tagli budgetari…

Abbiamo già scritto su queste colonne (si rimanda “La pletora di “appelli” del mondo culturale alle istituzioni sorde?!” del 20 maggio) che si tratta di un fenomeno strano, ma certamente sintomatico della profondità e gravità della crisi che attanaglia tutti o quasi i settori delle industrie culturali e creative (non si odono grida di lamento da parte dell’alta moda).

Agli appelli di respiro nazionale, si sono affiancati tra il 5 e il 6 giugno, due lamentazioni e perorazioni focalizzate su Roma (nelle more dell’imminente elezione del nuovo Sindaco), manifestate rispettivamente da Federculture – Fondo Ambiente Italiano – Italia Nostra, e Confcommercio – Agis Anec Lazio – Cna Cultura e Spettacolo – Buonacultura.

Nello stimolante incontro tenutosi mercoledì 5 al Palaexpò (intitolato: “Roma: non c’è economia senza cultura”), un Andrea Carandini (Presidente del Fai dopo le dimissioni della Borletti Buitoni, elevata a Sottosegretario al Mibac, seppur ancora in attesa di deleghe, e… dal 13 maggio si legge sul suo blog) particolarmente estroso ha richiesto insieme a Roberto Grossi (Presidente Federculture) e Marco Parini (Presidente Italia Nostra) che il futuro Sindaco di Roma assegni all’Assessore alla Cultura (che includa il Turismo) anche il ruolo di Vice-Sindaco, al fine di coordinare multi-settorialmente le politiche a favore della cultura.

Chi scrive queste note è intervenuto lamentando l’assenza di sistemi informativi trasparenti (e quindi di rendicontazione) sui finanziamenti pubblici alla cultura, dal livello nazionale al livello locale, e Carandini ha colto la palla al balzo per teorizzare in modo ironico come sia proprio questo deficit “informazionale” – patologia tipica della politica culturale italiana – a consentire al politico di turno una gestione discrezionale ed episodica, paradossalmente “privata” e comunque soggettiva, che facilmente degenera in clientelismo. “Meno si sa (ovvero meno si fa sapere agli stakeholder e alla cittadinanza), meglio si governa (in modalità aumme-aumme)”.

L’incontro promosso l’indomani da Confcommercio ed altre associazioni (intitolato “La cultura per Roma, Roma per la cultura”) ha evidenziato dati preoccupanti (di fonte Siae, si ha ragione di ritenere, per quanto non citata) relativi al calo di consumi culturali a Roma, nel raffronto tra il primo semestre del 2012 e corrispondente periodo dell’anno precedente. A livello complessivo settoriale (cinema, teatro, musica…), il totale dei biglietti venduti è calato dell’8 % e la spesa del pubblico del 20%: in particolare, gli spettacoli di lirica e di commedia musicale registrano un calo del 40 % degli spettatori e di oltre il 50 % nella spesa del pubblico.

Questa fotografia conferma lo stato di crisi diffuso: è indispensabile un intervento pubblico consistente e rapido, e la promozione deve essere la prima leva su cui agire per ristimolare i consumi. Crediamo che nell’economia del nuovo “contratto di servizio” tra Rai e Governo (la cui gestazione sembra essersi congelata nel passaggio di consegne tra Passera e Zanonato), debba essere introdotta una misura emergenziale: va attribuita a Rai una funzione trainante come strumento promozionale al servizio dell’industria culturale italiana, attraverso rubriche, rotocalchi, programmi specifici (da non trasmettere… su Rai 3 in terza serata), e finanche con una sensibilità da manifestare nelle scalette dei tg di massimo ascolto. Un impegno non oneroso per Rai, ma che richiede un cambio di rotta editoriale: indispensabile per salvare il salvabile dei molti dissanguati settori della cultura nazionale. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, durante un’audizione in commissione alla Camera, ha affermato il 5 giugno che il contratto di servizio Rai 2013-2015 “sarà una grande occasione di novità e discontinuità rispetto al passato”. Ha precisato: “Un testo importante che dovrà essere innovativo, ovvero capace di rispondere alle crescenti richieste del pubblico in termini di interattività, crossmedialità, inclusione, pluralismo, senza mai rinunciare alla qualità dell’offerta culturale”. Alla luce dell’annuncio del Ministro, una riflessione seria sulla “qualità dell’offerta culturale” (attuale e potenziale) della Rai, e soprattutto sul ruolo possibile della televisione pubblica per il rilancio del sistema culturale italiano, appare opportuna.

 

 

Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale