Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Quando si affronta il tema dei beni culturali, di norma la discussione si polarizza su due estremi.
Da una parte si collocano quelli che ci spiegano l’importanza, il ruolo, quasi sempre assegnando ai beni culturali, e in generale alla cultura, tutti i compiti possibili e immaginabili (dalla formazione della coscienza civile alla promozione del made in italy e così via). Di norma costoro, dopo aver richiamato l’art. 9 della Carta Costituzionale, concludono denunciando il grave degrado in cui versa il patrimonio culturale, l’ingiustificato taglio delle risorse e infine l’insufficienza dell’organico ministeriale.
Dall’altra c’è una minoranza più riflessiva che non rinuncia a molto di quanto vanno sostenendo i primi, ma aggiunge qualche elemento di valutazione un po’ più raffinato e, spesso, arriva a invocare riforme radicali. Ciò che quasi sempre resta nell’ombra è una analisi delle ragioni per cui siamo arrivati al punto in cui siamo. Sicché la soluzione di tutto sembra essere o finanziamenti e più assunzioni, o abolizione del finanziamento pubblico.
Nessuno ci spiega per fare che cosa, con quali strutture, con quali mezzi e con quali strumenti e, soprattutto, per quali obiettivi. In un tale contesto rimane sullo sfondo un nodo essenziale del problema: l’analisi e la valutazione della macchina amministrativa e organizzativa che presiede al governo del patrimonio (da estendere a tutto il settore culturale).
I limiti sono evidenti da anni e il sovrapporsi di “riforme” non ha certo aiutato. Un esempio su tutti: quando c’erano più risorse, c’erano anche consistenti residui passivi (soldi che non si riusciva a spendere) e anche adesso, con meno risorse, i problemi non sono cambiati.
C’è quindi un problema che riguarda la carenza di professionalità adeguate a gestire processi amministrativi complessi, scarso senso di responsabilità (da cui si rifugge per timori di ricorsi e denunce) e, soprattutto, un meccanismo normativo che allunga i tempi a dismisura e favorisce l’illegalità.
Ledo Prato è Segretario Generale di CIDAC, Associazione Città d’Arte e Cultura