Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Nel Medioevo c’erano le Mirabilia Urbis, un must per ogni pellegrino in viaggio alla volta di Roma. Questi libri, vere e proprie guide turistiche ante litteram, suggerivano al visitatore luoghi e monumenti degni di nota, non mancando di condire le informazioni con una buona dose di fantasia e mito, per far rivivere l’antichità romana sotto gli occhi dell’affascinato viaggiatore. Con il passare dei secoli le guide cittadine si sono fatte sempre più attendibili e meno evocative, più affidabili e meno personali, più un vademecum che una narrazione. Dalle prime, leggendarie Baedeker, fino alle guide attuali, differenziate e multi-gusto. Mappe e libricini invadono altissimi scaffali nelle librerie e diventano ambiti gadget per settimanali alla moda. Trasformandosi in manuali di sopravvivenza urbana. ‘Come mangiare bene e spendere poco’, ‘Dove incontrare la gente che conta’, ‘Quali negozi frequentare’, ‘Dove riposare’ e ‘Dove divertirsi’. Le guide urbane creano flussi e inventano tendenze, raccolgono opportunità , organizzano e pianificano. E se la vostra preoccupazione non è cenare fuori né trovare un buon cinema, ma volete semplicemente scovare un vicolo, azzeccare un percorso -e possibilmente evitare il traffico- è la tecnologia a venirvi in aiuto. Con mappe interattive, navigatori satellitari, e informazioni sulla viabilità aggiornate in tempo reale.
Ma non perdersi mai è un rischio. Si sa, e tutti lo abbiamo sperimentato almeno una volta, che i luoghi preziosi spesso non sono segnati sulle mappe. O sono lontani e scomodi da raggiungere. Allora il disorientamento diventa l’unica tattica possibile per stimolare nuove scoperte, o semplicemente per osservare con occhi nuovi lo spazio urbano. Quello che forse non tutti sanno invece, è che esistono anche buone ricette per perdersi, ed hanno una lunga tradizione. Il modello è quello del flaneur ottocentesco, che nel suo vagabondare senza meta per la città , lasciava che fossero le sensazioni, i colori, le coincidenze, a costruire il percorso. Ma un vero metodo fu teorizzato dai Situazionisti che, ispirandosi alla ‘deambulazione’ surrealista, negli Anni Cinquanta praticarono sistematicamente la deriva psicogeografica.
la deriva: istruzioni per l’uso
‘Per fare una deriva, andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma a ciò che vedete intorno. Bisogna essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con lo sguardo leggermente inclinato verso l’alto, in modo da portare al centro del campo visivo l’architettura e di lasciare il piano stradale sullo sfondo. Dovete percepire lo spazio come un insieme unitario e lasciarvi attrarre dai particolari. Tracciate il percorso effettuato per poterlo successivamente studiare o raccontare. Se vi sono passanti, importunateli chiedendo ad esempio dove credono che dobbiate andare, cosa è importante vedere”¦’ (Guy Debord)
mappe mentali a torino
Lavorano sul tessuto della città l’ungherese Miklòs Erhardt e lo scozzese Dominik Hislop che, con Re:Route, hanno tracciato una mappa urbana di Torino dal punto di vista degli immigrati, clandestini e non, arrivati da poco in città . Tra il dicembre del 2001 e l’aprile del 2002 i due hanno contattato circa 30 stranieri (provenienti da Bangladesh, Bosnia, China, Congo, Ecuador, Ethiopia, Kenya, Kurdistan, Moldova, Morocco, Nigeria, Romania, Senegal, Sierre Leone, Somalia, Tunisia, Yugoslavia) e hanno chiesto loro di ‘raccontare’ la città dal proprio punto di vista e di scattare fotografie dei luoghi per illustrare il percorso delineato tramite la mappatura. Tutte le ‘mappe mentali’ sono state poi riunite sul sito web ed esposte al pubblico in alcune grandi installazioni. Re:Route evidenzia le differenti percezioni che uno stesso luogo può suscitare e ipotizza sarcasticamente una ‘nuova flânerie del ventunesimo secolo’, che non ha più come protagonista il dandy aristocratico in cerca di esperienze, ma l’immigrato spaesato in una città sconosciuta e troppo spesso ostile. Ed è ancora una volta Torino il punto di partenza di una mappa interattiva. Si tratta di Torinorama, progetto web della coppia David Boardman e Paolo Gerbaudo. Sul sito è possibile intraprendere un viaggio nell’orama ovvero ‘un sistema collaborativo e democratico per la creazione di una rappresentazione collettiva della città’. Immagini, poesie, filmati e racconti vanno a formare un collage dinamico e non lineare dell’ambiente urbano. Ogni frammento è una lessìa e ogni lessìa è collegata alle altre tramite un link, individuabile sulla mappa generale, a cui il visitatore può contribuire in prima persona. ‘Qui non si tratta di attraversare, non di ‘seguire’ come si è soliti dire, il senso di un film, libro, fumetto o di un’altra, ma di scegliere da che parte si vuole passare dentro l’infosfera. Finora vi hanno offerto corse dirette in bus, treno, aereo. Noi vi proponiamo peregrinazioni imprevedibili. Viaggi senza meta e poco bagaglio.’
Riferimenti:
www.torinorama.it