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Intervista a Paolo Colombo, curatore del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma
Che ruolo ha il MAXXI nel contesto urbano?
Il MAXXI ha un ruolo centrale perché rappresenta un’idea aperta nel panorama della meditazione sulle arti plastiche contemporanee. Quello che inizialmente colpisce è l’impegno dello Stato nel cercare di sostenere la creazione di un grande complesso che riprende -anche se in modo del tutto particolare- la tradizione dei grandi edifici museali, concepiti come una sorta di ”˜centrotavola’ in una piazza. Grandi strutture libere, come la Tate Modern o il Beabourg. Inoltre, il Museo si inserisce in modo morbido nel tessuto urbano.
Quale è la sua caratteristica principale?
Più che un edificio, il MAXXI andrebbe definito come una sorta di “campus” di edifici, con strutture articolate o frammentate che accompagnano all’entrata in questa sorta di territorio. Si entra come in una piazza, con l’imponente facciata della caserma a dominare sull’impianto architettonico. Da un lato, quindi riprende il tema dello spazio aperto centrale, dall’altro apre al colloquio con il territorio attorno.
C’è un intento di ri-qualificazione del quartiere dietro questo progetto?
Un intento esiste e molte delle realtà che rappresentano un trait d’union tra architettura e cultura contemporanea, (basti pensare all’Auditorium o al MACRO qui a Roma), cercano di raggiungere questo obiettivo, nel rispetto di un processo di ri-qualificazione per mezzo d’interventi sofisticati e d’eccellenza, in grado cioè d’integrarsi al tessuto urbano con coerenza.
Abbiamo letto di un’idea, lanciata da un noto storico dell’arte, di aprire il contesto dell’antichità architettonica della città alla contaminazione con le nuove sperimentazioni dell’architettura contemporanea. Lei cosa ne pensa?
Le risponderò da curatore, da esperto, cioè, di arti plastiche. Credo nelle funzioni separate di arte e architettura contemporanee rispetto alla storia del contesto urbano, alla memoria, per così dire. Con la costruzione di strutture contemporanee si può certo tentare un colloquio con il tessuto moderno, mi rimane difficile pensare che possa andare bene con quello antico.
Rispetto alla linea curatoriale del Museo, questa attenzione ai temi dell’urbanistica e dell’architettura come si connettono alla ricerca nelle arti plastiche?
Senza dubbio c’è una sensibilità nei confronti del tema architettonico. Del resto la DARC, sotto l’ottima direzione di Pio Baldi ha dimostrato notevole cura per questa linea di ricerca. Di fatto, però, continuo a risponderle da curatore, la linea scelta è una linea attenta, aggiornata e aperta alle istanza poetiche e psicologiche della contemporaneità . Le mostre fatte sin dall’inizio hanno avuto questo carattere preponderante.
Nessun vincolo da parte della Direzione Generale, rispetto alle scelte?
Più che di vincolo, parlerei d’attenzione, di stretta osservanza e sintonia tra le funzioni della struttura e quella delle scelte curatoriali. Vede, una struttura come il MAXXI ha scelto di divulgare la cultura contemporanea. Un’attività che si sviluppa per empatie e suggestioni.
Non teme l’accusa di elitarismo che spesso viene diretta ai contenuti offerti nei musei?
Proporre cultura contemporanea non ha nulla a che vedere con l’elitarismo. Si commetterebbe un grave errore nel considerare questo punto in modo, per così dire, polemico. Si spinge a volte sulla banalizzazione dei contenuti scambiandola per apertura democratica. In realtà , un museo ha un compito istituzionale di divulgare cultura, di spingere alla riflessione, di far pensare e trasmettere qualcosa. Non può essere solo intrattenimento, ma crescita, evoluzione. Noi siamo attenti al progredire delle arti plastiche. La maggior parte degli artisti coinvolti attuano, con le loro proposte, vere e proprie considerazioni sulla storia, sulle istanza sociali e culturali più urgenti, con una predisposizione al confronto di vario significato. Questo, di fatto, è il nostro scopo.
Per lei, quindi, una linea curatoriale è un’attività di ricerca?
Senza dubbio. Lo scopo principale è creare i presupposti di una circolazione e crescita del patrimonio di conoscenza. Sviluppare una linea per mezzo di un filo conduttore, una coerenza. Il problema è quello di creare una sorta di “narrativa” all’interno della mostra, una narrativa che possa ricollegare la mostra ad altre mostre e a quello che succede in un contesto più ampio.
State lavorando, cioè, ad un impianto di rete?
Beh, trattandosi di un museo, è automatico venire a far parte di un sistema di rapporti istituzionali. Vorremmo, comunque, cercare di sviluppare le reti anche in altro modo.
In cosa consiste nello specifico il coordinamento istituzionale della programmazione del MAXXI? Innanzitutto, va riconosciuta la valenza e l’importanza del ruolo istituzionale. Si entra, cioè, in un vincolo di relazioni di particolare importanza nella responsabilità del proporre una linea piuttosto che un’altra. Poi, nella persona della Dott.ssa Anna Mattirolo, responsabile per la DARC della parte dei contenuti, c’è di certo un pieno rispetto delle funzioni che l’istituzionalità impone e permette.
C’è apertura nei confronti dei privati?
Abbiamo fatto degli esperimenti e crediamo di poter continuare.
Lei ha anche esperienze lavorative all’estero. Ha riscontrato differenze nel sistema culturale rispetto a questo tema?
Ho diretto un museo in Svizzera. Sì, si tratta di sistemi assolutamente differenti. All’estero c’è un’apertura ai privati che possono partecipare alla co-progettazione delle proposte – anche se con limiti e accorgimenti prestabiliti.
Cosa ne pensa della possibilità di un colloquio con le Fondazioni?
Stiamo provando anche questa strada. Dal punto di vista delle collaborazioni possono nascere spunti interessanti. E’ il caso della Fondazione Rosselli che partecipa ad alcune iniziative. Una strada da valutare…
Dal punto di vista economico, sorpassata ormai l’ipotesi della sponsorizzazione, quali sono le prospettive di collaborazione?
In questo senso è ancora presto per poter definire una strategia, ma di fatto si cerca la collaborazione nella ricerca, nella creazione di un valore rispetto agli studi e agli interventi. Viste le esperienze all’estero, e con il dovuto rispetto dei tempi, si potrebbe pensare al consolidarsi di rapporti anche economici, ma in un’ottica di lungimiranza e di rapporti centrati su soluzioni continuative di collaborazione. Ripeto, da valutare.
IL MAXXI
Il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – è una nuova istituzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali curata dalla DARC – Direzione Generale per l’architettura e l’arte contemporanee. Il nuovo Museo, progettato da Zaha Hadid, sorgerà nel quartiere Flaminio di Roma. Nel 2004 è stato aperto il primo spazio espositivo.
Riferimenti:
www.maxximuseo.org