L’obiettivo era e resta semplice: rendere accessibili -attraverso un’esperienza eccitante, facile, immediata e soprattutto digitale- i tesori culturali, naturali, artistici e gastronomici del Paese in cui state viaggiando. Diciamo il nostro, tanto per citarne uno.
Ma la soluzione resta purtroppo impantanata in un intricato garbuglio di interessi personal-elettoral, in agende paraministeriali, in faccende da Pro Loco. Tra piccoli hotel pieni di charme e felici del proprio oblio, produttori del vitivinicolo ansiosi di diventare itinerario e percorsi scolpiti nella roccia del già -visto-già -fatto, già  sentito.
E’ nelle nostre piccole, banali quotidianità  il limite di un turismo tecnologico che, tramite strumenti come server e database, potrebbe snocciolare al viaggiatore solo il meglio del meglio. E che invece continua a consigliare biblioteche avanzate dai roditori (ma care all’assessore) e chiese al limite della pregabilità  (ma curia approved). Abbiamo tutto a disposizione, funzionante e nelle nostre mani. E invece rantoliamo di URL in link, a ricercare quello che già  sappiamo. Senza spunti, senza logica, senza ragione.
Ho visto tecnologie superavanzate, pronte per essere messe a disposizione dell’esploratore contemporaneo, rimanere parcheggiate in attesa di una decisione mai presa. Ho visto sistemi di ricerca semantici rimanere nelle rachitiche intenzioni di qualche “dottore” capace solo di visioni georeferenziate al limite del suo proprio punto geostazionario.
Si rischia di rimanere illusi dall’automatismo automatico. Pensando che tutto possa essere ricondotto, incasellato, coordinato (nel senso di punti cardinali x-y-z), rispettando le direttive. Le circolari. Il già  fatto. E il povero turista, destinatario di tutta l’operazione, che ruolo ha?
I modelli attuali sembrano solo riproporre l’antico schema “Dove vuoi andare? Cosa vuoi fare?”. Intanto, però, le tecnologie vanno avanti. Le esperienze dei famigerati user, pure. Il Natale alle porte ci vedrà  ancor più connessi, UMTS-enabled, pronti a ricevere gli innumerevoli nuovi input possibili. Questa volta persino in video. Eppure tutti frammentati. Non coerenti. Forse anche voi, come me, sentite ronzare in testa quella parola così retrò che recita “progetto”. Ovvero la necessità  di una visione finalmente comprensiva dei valori del territorio. Esplorato e inesplorato. Degli odori, delle diversità , delle micrometrie dimenticate in nome dei finanziamenti europei, ma sotto l’ombrello dell’uguaglianza, della coerenza, dell’integrazione. Basta salti logici. Basta protocolli diversi. Basta ai database così come sono, presi e sputati verso un universo di non richiedenti. Tutto sembra viaggiare verso la polverizzazione. La logica comunarda. L’impossibilità  di mettere a fattor comune la massa di esplorabile che vive del passa parola.
Eppure è necessario tentare. Anche partendo con esplorazioni a basso profilo capaci, almeno, di dare una visione parziale, minimale, iniziale. Sempre meglio degli ottocentomila indistinti e inutili risultati che otterrete cercando un’informazione semplice come un albergo a Venezia. Quando interrogate il vostro b-connect. Anche quando chiamate le Pagine Gialle.
La tecnologia oggi ci guarda. Stupita, perplessa, potente e fertile. Siamo noi che davanti al semplice obiettivo di usarla per dare a tutti quello tutti chiedono, ci mostriamo pudichi. O meglio incapaci. Forse sterili. E’ molto meglio viaggiare. Per navigare percorriamo (ancora, per il momento) il mare.