Intervista a Ilda Curti, direttore del Comitato di Porta Palazzo a Torino e del progetto The Gate

Nell’ambito dei Piani Strategici Cittadini, uno degli aspetti fondamentali è il recupero di quartieri in via di degrado. Come vi si ricollega il vostro intervento a Porta Palazzo?
The Gate è nato come progetto pilota urbano, cofinanziato dall’Unione Europea, ed è un piano strategico di trasformazione urbana, articolato in aree di intervento, azioni specifiche, servizi al territorio. Adottando un approccio integrato come visione di trasformazione, ha tentato in questi anni di lavorare sulla complessità del quartiere senza compiere scelte di gerarchia funzionale degli interventi.

Cosa intende con “complessità del quartiere”?
Il quartiere presenta caratteristiche interessanti sul piano del patrimonio culturale e architettonico, ma è caratterizzato da un livello di “complessità sociale” altrettanto straordinaria: un numero altissimo di famiglie fragili ed escluse, il patrimonio edilizio privato degradato e svalutato.

Qual è la causa di questo fenomeno?
La particolare permeabilità di Porta Palazzo alle successive ondate migratorie – dal resto d’Italia negli anni del “treno del Sole” e dell’immigrazione dal Sud del paese e dal resto del mondo in tempi più recenti – lo ha reso quartiere multietnico e multilingue. Il quartiere offre stratificazioni culturali, linguistiche, gastronomiche e merceologiche che difficilmente si ritrovano in altre parti del territorio urbano.

Si potrebbe dire, in realtà , che porti un arricchimento?
Sì, anche se è luogo di degrado abitativo, di insicurezza e paura: si vive a Porta Palazzo spesso perché non si hanno alternative, perché appena si può ci si trasferisce, perché chi resta non ha più pazienza e vuole segnali di cambiamento. E’ il risultato dello stratificarsi di difficoltà , ricchezze e povertà , di culture intrecciate e distanti, di conflitti e convivenze pacifiche.

Ci può descrivere la conformazione del quartiere?
Porta Palazzo è nel pieno centro di Torino, a due passi dal Duomo e dai portici della città barocca. Da qualche secolo vive il suo ruolo di “ventre di Torino”. Da un lato, c’è il mercato di “Porta Palazzo” in Piazza della Repubblica, uno dei più grandi mercati all’aperto d’Europa, con 40.000 presenze giornaliere di consumatori, circa 1.000 banchi ambulanti, alcune tonnellate di rifiuti al giorno. Dall’altro, la zona del “Balon”, immediatamente adiacente, storicamente caratterizzata dalla presenza di attività di antiquariato, restauro e brocanteur, sede del mercato delle pulci del sabato e del Gran Balon una volta al mese.

Cos’è The Gate nello specifico?
Dal 1998 il progetto Gate è un’Agenzia locale, pubblica e privata, promossa dal Comune di Torino e dai suoi partners istituzionali (per citarne alcuni: la Camera di Commercio, le fondazioni di origine bancaria, le associazioni di categoria, alcuni enti non profit). A conclusione della fase europea, nel 2001, l’Agenzia si è trasformata in luogo di progettazione, accompagnamento e fund-raising a beneficio del quartiere.

Che obiettivi si pone?
Beh, la riqualificazione dello spazio costruito, il miglioramento della qualità ambientale sono necessari quanto gli interventi immateriali, che contribuiscono a ricucire le complesse reti sociali, necessarie a sensibilizzare l’immaginario collettivo sui temi dell’inclusione e integrazione, sull’accompagnamento a processi di cittadinanza attiva e sviluppo di comunità .

Dal punto di vista degli operatori c’è stata partecipazione?
In questi anni si sono sperimentati, promossi e accompagnati numerosi progetti ed azioni che vogliono intervenire sul tema delle relazioni interculturali. A Gate interessa incrociare e condividere idee con gli operatori culturali, le dinamiche sociali che si producono dietro un intervento culturale. Non chiediamo agli operatori culturali di trasformarsi in operatori sociali, ne’ carichiamo sulle loro spalle la responsabilità dei processi di integrazione. Però vorremmo da loro, sempre, sensibilità, tempo, qualità, rispetto.

Risultati positivi?
I progetti che Gate apprezza di più sono quelli che lasciano un gusto, un’idea, un punto di vista. Quelli che interpretano Porta Palazzo come un laboratorio che svela le sua ricchezza e le sue potenzialità, che consente alle comunità locali di dire la loro.Tuttavia è bene sottolineare che i territori urbani, le città, hanno bisogno di processi lunghi e difficili, nei quali la responsabilità sociale e civile di chiunque voglia dedicarvi del tempo deve essere un filtro di lettura di quello che succede.

Stabilire, insomma, processi di concertazione tra pubbliche amministrazioni, privati e agenzie di sviluppo?
Se oggi il quartiere di Porta Palazzo sembra attraversato da segnali di ripresa dal punto di vista urbanistico, economico, immobiliare e sociale, ancora moltissimo deve essere investito per accompagnare, avviare e consolidare la trasformazione. Sono in molti che condividono quest’avventura.

The Gate
Sul sito del progetto The Gate è possibile trovare una vasta documentazione sull’intervento nell’area di Porta Palazzo a Torino. La storia delle aree coinvolte, gli obiettivi, le linee di intervento, i servizi. www.comune.torino.it/portapalazzo

Ilda Curti è Direttore del Comitato di Porta Palazzo e Consigliere di Amministrazione / Responsabile Progettazione internazionale e Sviluppo locale della Fondazione Fitzcarraldo (www.fitzcarraldo.it )