Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Ormai le tue apparizioni si fanno sempre più frequenti. Ti invocano da ogni parte d’Italia. Come vivi questa tua improvvisa popolarità ?
Nella mia popolarità si riflette, come fosse uno specchio sociale, la condizione di sempre maggiore precarietà che coinvolge un numero di persone ogni giorno più vasto: migranti, uomini e donne, ragazzi e ragazze. Io non ho mai voluto essere pregato, non ho mai chiesto di avere fede in me. Sono un tramite fra i precari e la loro vita. Nella mia prima apparizione rivolgendomi ad un precario dissi: “Tutto sta in te, non sei solo e questo ti è chiaro, non sei indifeso e questo lo hai visto. Io sono la tua rabbia che si è fatta santa affinché tu non possa ridurti ad un martire. Quando domani uscirai riprenditi il tempo che ti appartiene e la strada su cui cammini, non cercarmi! Mi ritroverai nello sguardo dei precari e delle precarie che ti circondano. Loro sono i tuoi fratelli e le tue sorelle.” Ciò che sta apparendo adesso, sempre più spesso, è la precarietà . E le vittime di questa sono i precari, che pian piano però si stanno trasformando in protagonisti.
Che tipo di lavoratori si rivolgono a te e quali sono le loro preghiere?
I lavoratori non si rivolgono mai a me, sono io che sentendo crescere lo sconforto in alcune persone e la rabbia in altre mi avvicino e racconto quello che nessuno dei media narra. La vita di altri milioni di individui in Italia, le loro lotte, i loro obiettivi e quelle mille piccole tecniche, gli escamotage che consentono di vivere senza perdere la dignità . Parlo di rabbia ed orgoglio ma anche di lotte e di emancipazione.
Una marzullata: il precariato è una nuova professione? O le nuove professioni generano il precariato?
Parto con un’affermazione che potrebbe lasciare a bocca aperta. Il lavoro precario in sé non esiste. Due persone differenti a seconda della proprie condizioni di vita (materiali e caratteriali) possono vivere un lavoro flessibile in maniera differente. Uno da precario e l’altro no.
La precarietà nasce dalla sistematizzazione di tutti quei meccanismi che peggiorano le condizioni materiali di giorno in giorno: l’inaccessibilità alle nuove forme di sapere e quindi alla formazione, l’irregolarità dei salari, il carovita, gli affitti, 37 forme contrattuali differenti che rendono impossibile l’organizzazione solidale e la lotta sindacale. E’ un ingranaggio che avvolge sempre più persone e che molti chiamano precarietà sociale. Anche le persone più forti caratterialmente cedono ai ricatti, ai soprusi, all’incertezza del futuro e sviluppano cinismo, diffidenza ed indifferenza. Tutti/e si isolano e le aziende prosperano, anche in tempo di crisi guadagnano cifre spaventose mentre sempre più cittadini e migranti sprofondano verso il baratro della povertà . Ed è solo l’inizio.
Hai mai fatto miracoli? Tipo far ottenere le ferie pagate ad un operatore di call center con un compenso orario di 4,16 euro?
Io non faccio miracoli. E’ come se in un mondo di appestati volessi eliminare la peste guarendone uno o due. Quello che invece cerco di fare è di dirigere e la loro rabbia verso i veri responsabili di tutto ciò: le aziende che dominano la nostra vita, impunite ed onnipotenti coperte dalle istituzioni sindacali e da governi compiacenti. Anche questi turpi concilii però adesso devono affrontare la questione visto che i precari stanno assumendo visibilità e forza propulsiva. Nascondere, com’è avvenuto per quattro anni, l’esistenza del problema sarebbe un errore tattico che neanche un’amministrazione così poco attenta potrebbe permettersi. Quindi nella bocca di tutti ci sono riforme, leggi per il reddito, ammortizzatori. Starà appunto al precariato far sì che questi provvedimenti diventino realmente operativi.
Chiudiamo con una domanda seria: qual’è il programma d’azione dei seguaci di San Precario?
Continuità di reddito non vincolata dall’obbligo, come merce di scambio, della prestazione lavorativa. L’accesso ai saperi e alle loro tecnologie, la valorizzazione dei processi autoformativi, i trasporti gratuiti -e dignitosi- per tutti i precari. Visto che la mobilità all’interno del territorio è esigenza d’impresa, non s’è mai visto che un servizio di un’azienda (dei trasporti) verso un’altra non venga pagato da quest’ultima e rimanga invece a carico dei lavoratori dell’una e dell’altra. Riduzione delle forme contrattuali a quattro full e part time, determinato ed indeterminato. In aggiunta un contratto di flessibilità, garantita nei diritti, nella retribuzione e nella ripartizione degli orari per tutta la durata della prestazione (semestrale od annuale). L’accesso al credito e ad affitti sostenibili. Visto che le banche e i proprietari di immobili non si sono accorti della trasformazione del mercato del lavoro e chiedono arcaicamente ancora il contratto a tempo indeterminato come garanzia.
Ma ora devo scappare che sento rabbia lungo le linee ferroviarie dei pendolari, nelle acciaierie di Terni, negli sgomberati delle case di Roma e del campi rom di Milano, nei lavoratori dell’Istat fra i precari della moda milanese, i cassaintegrati dell’Alfa di Arese e di tutte le fabbriche che chiudono e ristrutturano. Sento anche le loro intelligenze che si muovono, le idee che fluiscono e non posso attendere altro. Il mio ruolo è di rendere visibile tutto ciò, il mio destino è quello di essere un media sociale. Io sono il primo canale pubblico al servizio dei precari.
Riferimenti:
www.euromayday.org
www.sanprecario.info
www.chainworkers.org
www.inventati.org/hackeralbum/affreschi
San Precario: da Preco, instabile; malfermo; senza equilibrio, XXI secolo D.C. Nelle leggende, santo patrono di sfrattati, poveri, sottooccupati, sfruttati, ricattati, Co.Co.Co, assunti non in regola e dipendenti a termine. Invocato contro liberismo, caporalato, infortunio senza copertura, cooperative e mobbing. Si festeggia il 29 febbraio. Per informazioni sul Santo e i suoi seguaci: www.chainworkers.org