Arte e tv, entrambe legate al fascino della visione e al linguaggio immediato dell’immagine. Non a caso, Impressionisti e Neo-impressionisti trasformavano la tela in una superficie “pixelizzata” di atomi colorati: intuizione geniale del tubo catodico. In effetti, la morfologia stessa del monitor rimanda al quadro, finestra aperta su mondi reali o fantastici, sempre riconducibili nell’alveo del racconto. Perché la fabula, dai tempi di Omero, è la riserva aurea dell’umanità , sia essa una fuga dalle pastoie del quotidiano, o una cronaca spietata del presente.
Dunque, la televisione si è letteralmente appropriata di modi tipici del fare artistico: una storia per immagini nazionalpopolare e comprensibile a tutti. Ad accelerare il processo, la metamorfosi dell’artista: da medium culturale del proprio tempo a intellettuale free-lance, megafono dei potenti, o imprenditore di se stesso, confinato in musei e gallerie, tempio dei consumi di lusso. Alla tv spetterebbe, perciò, il compito d’informare, educare, intrattenere. Ma, telecomando alla mano, non sembra esservi altro che programmi generici e decisamente low-profile. Un’ulteriore conferma che il potere occulto del mezzo è di gran lunga superiore al messaggio: Mc Luhan docet. Che farne, allora, di questa scatola magica? C’è chi, in Italia, notoriamente culla ”“ o forse bara, citando Marinetti ”“ della cultura, ritiene che possa veicolare contenuti diversi dalla solita “spazzatura”.
La ricetta è quella di Arte, associazione della tv europea, finanziata da Francia e Germania, a cui aderiscono circa dieci Paesi partner. Da lungo auspicato, è stato finalmente siglato l’accordo tra RaiSat e Arte France che, dallo scorso febbraio, prevede la trasmissione di programmi culturali sul canale Premium, accessibile dalla piattaforma Sky. Prima differenza: in Europa, il servizio è gratuito, da noi, a pagamento. Inoltre, confrontando il sito web di Arte con il palinsesto di Raisat premium (solo tre ore di programmazione settimanale e uno speciale una volta al mese) emerge un gap macroscopico: non solo quantitativo, ma qualitativo. Il mese di marzo è tutto all’insegna della cristianità in Europa che, rapportata all’ampia offerta culturale dell’emittente europea, è ben poca cosa! Evidentemente, non basta offrire un servizio aggiuntivo una tantum, per risollevare le sorti dell’accesso alla cultura in tv. Occorre, piuttosto, rilanciarne la funzione pubblica di strumento, non solo informativo, ma “formativo”, secondo modalità interattive, co-progettate con gli utenti. In antitesi al trend dei bisogni indotti, di cui il mercato televisivo offre un ampio saggio, vedi l’inflazione del format “reality”.
Per concludere, una chicca targata “thetvboy”, giovane street artist milanese, che ha letteralmente tappezzato la città con l’immagine di un personaggio che ha la testa inglobata in un monitor: profezia escatologica sull’esito meccanomorfo dell’umano, o speranza che la tv possa diventare fucina di nuove idee?

Riferimenti:
www.arte-tv.com

www.raisat.rai.it

Maria Egizia Fiaschetti (Roma, 1976), Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea alla ‘Sapienza’ di Roma. Si è occupata di ‘Light and Space Movement’ californiano e della scena artistica di Los Angeles. Attualmente, s’interessa di ‘public art’, street art e linguaggi metropolitani.