Dal 2002 a oggi si sono diffuse moltissime Telestreet, arrivando a una rete di circa duecento, a diversi stadi di attività , su tutto il territorio nazionale. Per capire lo sviluppo di tale network, è importante conoscere in che modo la diffusione del segnale televisivo funziona in Italia. Questa avviene attraverso trasmettitori con antenne direttive, posti in luoghi molto alti del territorio nazionale. Il segnale dei trasmettitori raggiunge direttamente le antenne riceventi poste nei tetti delle case, anch’esse direttive. Di conseguenza, le antenne di ricezione ricevono solo i segnali che provengono dalla direzione in cui sono puntate e sono quindi tutte orientate verso i principali trasmettitori.
Questo comporta che si creino dei coni d’ombra a macchia di leopardo nel territorio nazionale, dovuti al fatto che esistono degli ostacoli fisici che interrompono la trasmissione del segnale dal trasmettitore all’antenna ricevente. Le Telestreet nascono sfruttando la presenza di questi coni d’ombra. La Legge Mammì, votata nel corso degli anni ’80, si basa sul presupposto di un numero limitato di frequenze, ma le Telestreet non creano nuove frequenze, bensì utilizzano quelle già  esistenti, “buchi neri” dell’etere in cui il segnale delle emittenti più potenti non arriva.
Quello delle “tv di strada” è un vero e proprio network di micro-realtà  che si coordina principalmente attraverso il sito internet www.telestreet.it,  la mailing list collegata e attraverso appuntamenti periodici di discussione collettiva, che si realizzano di volta in volta in tutta Italia.
In realtà , le Telestreet come le vediamo oggi non sono un’assoluta novità . Precedentemente ci sono state esperienze simili all’estero, o anche a livello artistico, se pensiamo alle sperimentazioni video a circuito chiuso dei videoartisti degli anni Sessanta-Settanta. In Italia, vanno ricordati come precursori quei laboratori di sperimentazione, di cui molti ancora felicemente attivi, come Pratello Tv (Bologna, 1996), Minimal Tv (Vinci, 1996), BoyCoop Tv (Firenze, 1998), Candida Tv (Roma, 1999) e, ancora prima, l’evento Piazza Virtuale (1992), un esperimento audiovisivo collettivo realizzato in occasione della manifestazione Documenta IX di Kassel.
Oggi le Telestreet sperimentano con intenti analoghi la possibilità  di creare Tv di quartiere, rivendicando frequenze pubbliche ed emittenze libere, aperte, orizzontali e senza mediazioni. Una delle prime televisioni libere del circuito è stata Orfeo Tv (Bologna, 2002), una televisione di strada che copre un’area di parecchie centinaia di metri offrendo una potenza di trasmissione di 0,07 watt. Costruita con pochissime spese (meno di 1000 euro), trasmette a Bologna su canale 51, in un cono d’ombra di Mtv. Nel comunicato che il collettivo di Orfeo Tv ha scritto per celebrare la propria nascita, si sottolinea che Orfeo Tv -come ogni altra Telestreet- sa di essere perseguita dalla legge, ma si appella all’articolo 21 della Costituzione, affermando di non disturbare minimamente Mtv e altre emittenti.
L’idea è immaginare una Telestreet per ogni cono d’ombra televisivo, dando origine a una grossa rete per tutta l’Italia, una rete nazionale di televisioni di strada. OrfeoTv e TeleImmagini di Bologna, Gli Anelli Mancanti Tv di Firenze, Spegnilatv, NowarTv e TeleAUT di Roma, CTV di Brescia, IsolaTv di Milano, Disco Volante di Senigallia, TeleMonteOrlando di Gaeta, TeleRobbinud di Squillace, Telefermento di Savona, RosaGhettoTv di Genova, InsuTv di Napoli, Telecitofono di Reggio Emilia, Telecerini di Pistoia e molte altre, nascono con l’intendo di costruire nel territorio una forma di comunicazione diretta e indipendente.
Nel dicembre 2002, numerose Tv di quartiere si sono riunite presso il TPO (Teatro Polivalente Occupato) di Bologna, durante l’evento Eterea. È stata un’occasione di incontro e scambio fra numerose Tv di strada, necessaria per riflettere sullo stato dei fatti della comunicazione televisiva in Italia e sugli obiettivi delle Telestreet. Diverse testimonianze si sono succedute per le quattro sessioni della giornata, portando i punti di vista di attivisti, teorici, specialisti e legali. Eterea2 è stato il secondo appuntamento nazionale delle Telestreet e ha proposto un confronto sugli strumenti organizzativi (fra cui il rinnovo del sito Telestreet.it), sulla condivisione di materiale audiovisivo, sulle licenze e copyright, sui linguaggi e formati, sulle pratiche di trasmissione e gli apparati tecnici e sulla problematica giuridica.
Per realizzare una Tv di strada, sono necessari quindi pochi dispositivi tecnici ed è possibile sfruttare il cono d’ombra delle frequenze televisive “legittimate” per ottenere il proprio spazio nell’etere e cominciare a trasmettere.
L’idea di concepire la tecnologia come scambio e partecipazione collettiva, concetto fulcro delle Telestreet aperte a chiunque voglia partecipare a livello locale, è proprio di tutto il movimento hacker italiano, che ogni anno si incontra negli hackmeeting (www.hackmeeting.org). La stessa etica di condivisione dei saperi anima le Telestreet, che stanno prendendo progressivamente la forma di un network allargato composto da tanti nodi in cui si sperimenta la possibilità di realizzare una televisione comunitaria.
Al di là della grande innovazione dal punto di vista strutturale, appare comunque fondamentale riflettere sul tipo di contenuti che le Telestreet veicolano e veicoleranno, e non solo sull’importanza di costruire un network, che è sicuramente una grande novità rispetto alle tradizionali modalità di produzione televisiva. Contenuti che saranno forse basilari anche per garantirne la sopravvivenza, all’interno di una società in cui chiunque è costretto, volendo o meno, a misurarsi con logiche di profitto e di mercato che scandiscono anche i tempi della nostra creatività intellettuale.

N.B. Questo articolo è una sintesi del saggio “Dalle Telestreet agli Hackmeeting: il network del fare informazione”, pubblicato nel libro ‘Neo televisione. Elementi di un linguaggio catodico glocal/e’ a cura di Marcello Pecchioli, Costa & Nolan Edizioni.

www.telestreet.it
www.hackmeeting.org

Tatiana Bazzichelli è sociologa della comunicazione. Ha curato rassegne di net.art e hacktivism in varie occasioni espositive e ha ideato nel 2002 il progetto di networking AHA:Activism-Hacking-Artivism, che coniuga organizzazione di eventi e mostre, proiezioni video itineranti e la gestione di una mailing-list sull’attivismo artistico. Dall’estate 2003 vive a Berlino e scrive come corrispondente per la rivista Next Exit, creatività e lavoro. Ha curato l’evento internazionale ‘MediaDemocracy and Telestreet – Networking Free TV’, luglio 2004, presso il Centro Muffathalle di Monaco, e la mostra “Hack.it.art – Hacktivism in the Context of Art and Media in Italy”, gennaio-febbraio 2005, presso il centro Kunstraum Kreuzberg/Bethanien di Berlino. www.ecn.org/aha