Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Su un punto i pareri sembrano convergere: i collaboratori sono la parte più preziosa dell’azienda. E’ infatti è grazie a loro che un progetto può affermarsi con successo, assegnarsi un vantaggio palpabile sulla concorrenza e assicurarsi la continuità . Quando ai collaboratori viene a mancare l’impegno e lo sprint, l’impresa si trova già sul viale del tramonto. La capacità di trovare e fidelizzare alla propria azienda dei validi cooperatori è uno dei talenti più decisivi di un buon imprenditore. La stampa specializzata e la nuova letteratura sul management sostengono con sempre maggior convincimento questo pensiero.
Eppure, se si scompongono con più riflessione i progetti, le strategie, i budget e le misure chiave adottate dalle varie aziende, sorgono dei dubbi. Gli investimenti sembrano infatti raccogliersi essenzialmente sulle innovazioni tecnologiche, le campagne pubblicitarie, le costruzioni e la scala di prodotti. E dei collaboratori ”“che dovrebbero essere il nucleo dell’intero agire dell’impresa”“ si sente e vede poco. Al contrario: l’individuo sembra comodamente intercambiabile e se ne parla soprattutto in termini di costi o in attinenza ad eventuali misure di risparmio. L’importanza dei collaboratori viene quindi evidenziata nelle dichiarazioni di principio assai più di quanto non avvenga nella pratica di ogni giorno. I corsi sulla gestione delle cosiddette “risorse umane” considerano centrale la questione della motivazione: come convincere ogni singolo collaboratore a pensare in termini imprenditoriali e a dare tutto sé stesso?
Alcuni considerano il problema della motivazione di per sé mal posto. Il superiore non dovrebbe impensierirsi di come motivare i suoi collaboratori, in quanto è realmente produttivo solo chi riesce a scovare la giusta motivazione nell’esecuzione stessa del proprio lavoro; chi considera il lavoro parte integrante della sua personalità e aspirare a poterne essere orgoglioso. Il rischio sempre presente è infatti quello di far decadere ogni forma di motivazione in tentativo di “viziare” i collaboratori, di manipolarli in qualche forma, sia attraverso il denaro che con l’elogio.
David C. McClelland (1917-1998), professore ad Harvard e autore di numerosi libri sulla motivazione, personale e professionale, pensava che l’ambizione e la tensione verso un obiettivo fossero delle caratteristiche in parte innate. Ma per chi non ne fosse adeguatamente fornito, esistono oggi decine di corsi su come motivare e motivarsi e addirittura nuove figure professionali (naturalmente ben motivate) il cui ruolo è proprio quello di insegnare l’autostima, l’ambizione e il controllo delle proprie capacità . Ecco quindi neologismi come business coach, personal coach, learning coach: gli allenatori aziendali, insomma.
Pronti a gonfiare i muscoli del vostro rendimento e a tonificare il vostro capitale umano. Ma qual è la filosofia alla base del coaching? Secondo la FIC (Federazione Italiana Coach): “ogni essere umano è grandioso, complesso ed unico ed è potenzialmente in grado di scoprire e di ottenere quello che veramente desidera di più. Il coaching aiuta a rendere possibile questo processo in modo più facile ed in un tempo più breve.”
Provare per credere.
Riferimenti:
www.federazionecoach.it
www.lifecoach.it