Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Per definirli hanno coniato il termine unstores, cioè non-negozi. Perché nei nuovi megastore delle grandi aziende, specie quelle tecnologiche, spesso non è possibile acquistare. Nemmeno volendo. Ci sono divani, tavoli, sedie, bar, e tutto il necessario per rilassarsi e fare conoscenza. Ma di casse e cartellini dei prezzi nemmeno l’ombra. Tutti i prodotti sono a disposizione, e possono essere usati, toccati, provati. Una volta tanto senza l’antipatico cartello “non toccare”. Molto diffusi negli Stati Uniti e particolarmente amati dai tech-addict, i maniaci della tecnologia, questi nuovi showroom attirano migliaia di persone al giorno, che si mettono addirittura in coda per visitarli, quasi fossero dei musei. E dando un’occhiata all’ultimo nato nel campo degli unstore si fa fatica a dargli torto: il Samsung Experience, che ha aperto i battenti nel 2004 al terzo piano del Centro Commerciale Time Warner di Manhattan, ha tutte le caratteristiche e l’appeal di una mostra multimediale. Per disegnarlo, la Samsung ha scomodato addirittura John Maeda, guru indiscusso dell’arte digitale e professore al Mit Media Lab di Boston: “penso che le persone si entusiasmino di più agli oggetti se non si sta cercando di venderglieli. Tutti i marchi si stanno rendendo conto che la pubblicità tradizionale non funziona più, per questo si cercano nuovi modi per comunicare con il consumatore”, ha dichiarato Maeda.
Grandi schermi al plasma, telefonini di ultima generazione, computer collegati in rete, lettori mp3: ogni oggetto del desiderio è a portata di mano, in un ambiente pensato per essere affascinante e accogliente. “The Experience non è stato pensato per comprare”, dichiara Peter Weedfald, vicepresidente del comparto marketing strategico della Samsung, “ma quando i visitatori vedono i nostri prodotti spesso si recano presso i rivenditori per acquistarli, forti della loro ”˜esperienza’ del marchio”.
In questa strategia commerciale, la Samsung segue l’esempio di altri grandi marchi tecnologici come la Sony e la Apple, pionieri della filosofia del non-negozio. La Sony, con il suo progetto Qualia, ha dato il via ad una massiccia campagna promozionale, tutta incentrata sul coinvolgimento del consumatore. Mentre gli Apple Store, fanno da sempre scuola in fatto di costumer caring e alto livello di design. Si, perché i nuovi negozi non sono solo accoglienti, ma anche trendy. Vengono aperti in zone centrali e frequentatissime, ospitano mostre, feste ed eventi, sono sempre firmati da qualche architetto o designer di tendenza.
Se in Italia ancora non disponiamo di showroom a così alto tasso tecnologico e spettacolare, già da diversi anni, tuttavia, miete vittime il cosiddetto concept store. Un luogo dove ancora si può comprare, ma dove l’intrattenimento è garantito anche per chi non ha soldi da spendere. E allora via libera ai divanetti, alle cuffie per ascoltare i cd, a buffet e aperitivi. E spesso dentro al concept store c’è anche il ristorante, la sala letture, la ludoteca e persino il parrucchiere. Per un’esperienza sempre, ad ogni costo, totale.
Riferimenti:
www.samsung.com/nyc
www.engadget.com/entry/3463693268303348
www.qualia.sony.us
www.taditaly.com